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Elon Musk
Elon Musk, convitato di pietra non solo nella conferenza stampa fluviale di Giorgia Meloni ma in generale nell'intera politica italiana, è un enigma. Il sudafricano padrone di Tesla e Space X è un tycoon che mira al potere politico o un capitalista che sfrutta la politica per fare soldi, come sostiene l'ex ideologo di Donald Trump oggi detronizzato Steve Bannon, che lo odia?
È un fatto che Musk si stia concentrando ogni giorno di più sulla politica europea: in Italia, dove si muove già come a casa propria, in Germania, con tanto di intervista personale alla co-leader di AfD Alice Weidel (che ineffabile accusa Hitler di essere stato “comunista”) e si zuffa con il cancelliere Scholz, nel Regno Unito, bastonando sia il premier che lo storico leader della destra Farage. Ma è anche un fatto che per imporre Starlink, il suo sistema di telecomunicazioni satellitari, Musk ha bisogno di governi amici.
L'obiettivo non è, come capita di solito in casi simili, cercare aiuti politici per battere la concorrenza. Come hanno detto molto chiaramente sia Meloni che il ministro della Difesa Crosetto, in materia di telecomunicazioni sicure (o almeno spacciate per tali) e in grado di coprire l'intero territorio Starlink non ha concorrenti. In Brasile Lula può puntare sul sistema cinese Qianfan. Per l'Italia, paese Nato, affidarsi a Pechino è però fuori discussione. Il sistema cinese, peraltro, conta al momento 37 satelliti anche se mira a portarli in tempi record a 14mila e poi a 30mila e la potenza industriale cinese è all'altezza della sfida.
La Space X di Musk però ha già nello spazio poco meno di 7mila satelliti che dovrebbero arrivare a 12mila entro quest'anno, riuscendo ad abbassare più che drasticamente sia i costi di lancio, grazie all'uso di razzi riutilizzabili di cui la Cina non dispone, sia quelli di accesso alla rete, in virtù delle antenne a basso costo.
Il sistema che sta costruendo l'Unione europea, Iris2, non decollerà prima di cinque anni ma secondo le fonti della nostra Difesa ce ne vorranno in realtà almeno 10. Dunque l'alternativa è quella illustrata dalla presidente del Consiglio in conferenza stampa: o Starlink o rinunciare al sistema satellitare per 5 o più probabilmente 10 anni. L'ipotesi è affidarsi a Musk come ponte sino a che Iris2 non sarà pronto, ma il rischio che adottare il sistema del tycoon sudafricano significhi soffocare in culla Iris è concreto. Entrambe le alternative, ha ammesso senza ipocrisie la premier, sono poco appetibili.
Dunque non è affatto escluso che i Paesi europei preferiscano restare senza copertura piuttosto che mettersi nelle mani del padrone di Space X. Solo che senza Starlink la guerra in Ucraina sarebbe finita in un lampo con la sconfitta secca di Kiev e in questo momento nulla condiziona le scelte dell'Europa e degli Stati sovrani europei più dei venti di guerra. Però neppure così Musk può essere ragionevolmente certo che i Paesi europei, messi di fronte al dilemma in questione, sceglieranno di affidare a lui i propri sistemi di sicurezza. Dunque l'ambizioso e aggressivo tycoon ha bisogno di governi amici e di una testa di ponte, ruolo per cui in tutta evidenza guarda proprio all'Italia, Paese di prima grandezza in Europa e dove il governo amico già c'è.
Le continue intromissioni nella politica dei Paesi europei si spiegherebbe dunque davvero, secondo la denuncia di Bannon, come una strategia industriale che sfrutta la politica per i propri interessi. Questa ipotesi, in un certo senso “rassicurante”, non fa però i conti con la realtà del capitalismo delle piattaforme, quella denunciata con grande lucidità dal presidente Mattarella nel suo discorso ai vertici istituzionali di metà dicembre. Corporation in grado di sottrarsi a ogni controllo pubblico e di competere con lo Stato sul piano militare e sul quello della moneta, grazie ai bitcoin, sono di per sé una realtà politica che minaccia non solo la democrazia ma anche, con le parole di Mattarella, l'idea di Stato per come la abbiamo sinora conosciuta. Su quella via, oggi, nessuno è più avanti di Elon Musk.