Il rapper Emis Killa rinuncia alla partecipazione al Festival di Sanremo, in seguito all’indagine che lo vede coinvolto per associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta sugli ultras “Doppia Curva”.

A riportare la notizia è il Corriere della Sera, secondo cui l’ipotesi di una rinuncia «prende corpo non solo in ambienti investigativi ma anche dalle parti della Rai». La conferma è arrivata dall’artista: «Dopo 15 anni di carriera ero felice di affrontare il mio primo Sanremo. Ringrazio Carlo Conti per avermi voluto ma preferisco fare un passo indietro e non partecipare».

La perquisizione e il ritrovamento di armi e contanti

L’attenzione degli inquirenti su Emiliano Rudolf Giambelli, vero nome del rapper 34enne di Vimercate, è scattata lo scorso 30 settembre, quando gli agenti della Squadra Mobile hanno effettuato una perquisizione nella sua abitazione nel Milanese.

Durante il controllo, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, sarebbero stati trovati sette coltelli, tre tirapugni, uno sfollagente, un taser e quasi 40mila euro in contanti. Il ritrovamento ha acceso ulteriormente i riflettori sul presunto coinvolgimento del rapper nei rapporti tra il mondo della musica e quello del tifo organizzato.

Le presunte connessioni con il mondo ultras

L’inchiesta che coinvolge Emis Killa riguarda le sue presunte relazioni con alcuni vertici delle tifoserie organizzate di Milan e Inter, in particolare con Luca Lucci, storico leader della Curva Sud rossonera.

Secondo gli atti dell’indagine condotta dai pubblici ministeri Paolo Storari e Sara Ombra, il nome di Emis Killa comparirebbe più volte nei documenti dell’accusa. Il giudice per le indagini preliminari ha definito i rapporti tra il rapper e il mondo ultras come «relazioni di carattere lavorativo», che avrebbero consentito ai gruppi del tifo organizzato di entrare nel settore musicale e nella scena rap.

Nel mirino degli inquirenti c’è il tentativo di alcuni ultras di espandere la loro influenza economica attraverso il controllo dei concerti di artisti di spicco del panorama italiano, non solo nel Paese, ma anche a livello internazionale.

«Tessere rapporti con noti artisti italiani» sarebbe stata una strategia utilizzata da Lucci per incrementare i guadagni e ridurre al minimo i controlli. Nei documenti dell’inchiesta, oltre a Emis Killa, vengono citati altri nomi noti della scena rap italiana, tra cui Fedez, Lazza, Tony Effe, Cancun e Gue Pequeno.

L’obiettivo, secondo le ricostruzioni, sarebbe stato quello di gestire direttamente i concerti di questi artisti, in particolare in Calabria e su scala internazionale.

Gasparri giustizialista su Emis Killa

«È inaccettabile che un personaggio come Emis Killa possa salire sul palco di Sanremo, mentre è indagato dalla Procura di Milano per associazione a delinquere e ha un Daspo che gli vieta di partecipare agli incontri di calcio, essendo considerato “troppo pericoloso”. Se è ritenuto una minaccia per lo stadio, come può essere invece valorizzato dal servizio pubblico radiotelevisivo attraverso un Festival che dovrebbe rappresentare ben altro? Emis Killa ed altri non incarnano affatto i valori e la cultura che il Festival di Sanremo dovrebbe promuovere». A dirlo è Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia.

«Tempo fa - riprende - ho presentato due interrogazioni parlamentari su questo 'cantante', anche riguardo ai suoi legami con i fratelli Lucci e per chiarire le valutazioni sui rapper al Festival. Ma sembra che Emis Killa e altri personaggi simili siano pronti ad essere accolti a braccia aperte. Modelli che, invece, non dovrebbero essere presi come esempio».

«Questi personaggi sono l'antitesi della cultura popolare che il Festival dovrebbe celebrare. È incomprensibile e inaccettabile che una persona del genere possa calcare quel palco. Non è solo un'offesa ai valori di giustizia e legalità, ma anche un'offesa al pubblico e alla storia della musica italiana», conclude il capogruppo FI al Senato.