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People cast their ballots at C.S.154 The Harriet Tubman Learning Center on Election Day, Tuesday, Nov. 5, 2024, in New York. (AP Photo/Frank Franklin II)
«La Russia è attivamente implicata in un lavoro di disinformazione negli Stati chiave per orientare il risultato delle elezioni presidenziali». L’allarme è stato lanciato dal Bureau della polizia federale (Fbi) e poi raccolto dalla Direzione nazionale dell’intelligence (Odni) e dall’Agenzia di sicurezza informatica (Cisa). L’attività delle factory russe riguarda principalmente il web e sarebbero concentrate sui sette swing state che decideranno l’esito del voto: Arizona, Nevada, Georgia, Carolina del Nord, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.
Le autorità statunitensi segnalano decine di episodi più che sospetti dietro i quali ci sarebbe la longa manus di Mosca e dei suoi abilissimi hacker che nelle ultime settimane imperversano sulle principali piattaforme social, da Facebook a Instagram, per non parlare del “muskiano” X . Sfruttando l’evoluzione vertiginosoa dei software di intelligenza artificiale, i falsi sono sempre più sofisticati e sempre più in grado di ingannare gli internauti.
In queste ore ad esempio sta circolando un video diventato virale in cui un elettore dell’Arizona – una delle fucine del complottismo made in Usa - denuncia una frode con false schede e l’alterazione delle liste a favore della candidata democratica Kamala Harris. Il Segretario di Stato dell’Arizona Adrian Fontes incontrando i media lo ha definito senza mezzi termini «un’enorme bufala», lamentandosi del clima di tensione alimentato da fake news come questa, poi ha intensificato le misure di sicurezza per proteggere scrutatori e responsabili di seggio durante le operazioni di voto.
Il Segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger denuncia a sua volta un altro video che mostra un immigrato di Haiti felice di aver votato diverse volte, esibendo delle false carte di identità. Gli agenti dell’Odni lo hanno esaminato concludendo che si tratta di un bidone confezionato all’ombra del Cremlino: «Sono accuse prive di fondamento, immagini create da agenti russi allo scopo di destabilizzare la nostra democrazia». Naturalmente le agenzie federali non possono entrare nel merito e si guardano bene da sottolineare quanto queste interferenze siano rivolte ad aiutare la cavalcata di Donald Trump verso la Casa Bianca e allo stesso tempo a ostacolare Kamala Harris, ma è un segreto di Pulcinella.
In particolare i video che trattano il dossier rovente dell’immigrazione riprendono tutti gli slogan apocalittici e i cliché della campagna elettorale di The Donald, evocando una fantomatica cospirazione dei democratici per disintegrare l’America condita da assurde leggende metropolitane come quella per cui gli haitiani mangerebbero cani e gatti domestici.
Ci sono poi le calunnie personalizzate e infami, come è capitato al vice di Harris Tim Walz accusato sempre in un video di abusi sessuali da un uomo che si presenta con il nome di Matt Metro, ex studente dell’università del Minnesota dove Walz aveva una cattedra. Come ha poi verificato in modo indipendente il Washington Post che ha contattato il vero Matt Metro, l’uomo del video era un figurante e e le accuse a Walz del tutto infondate. Lo schema della menzogna e della diffamazione via social era già stato disposto nel 2016 con gli attacchi ai danni di Hillary Clinton (il cosiddetto Russiagate) e, con minor successo, nelle presidenziali di quattro anni fa che videro il successo di Joe Biden.
Oltre che ad alterare il consenso, la pioggia di bufale e finte cospirazioni sta spargendo veleni sulla stessa convivenza civile, polarizzando ancora di più lo scontro tra le fazioni in America spaccata in due e con i nervi a fior di pelle. Tutti individuano nel periodo tra il voto e l’insediamento del nuovo presidente a fine gennaio il passaggio più pericoloso, specialmente se ci sarà un esito incerto e una battaglia di ricorsi legali. E tutti ricordano l’assalto a Capitol Hill del gennaio 2021 da parte dei seguaci di Trump. «Tentativi del genere rischiano di incitare alla violenza nei confronti dei funzionari impegnati ai seggi» si legge ancora nel comunicato dell’Fbi.
Nelle scorse settimane erano stati emessi mandati di cattura nei confronti di cittadini russi legati all'emittente di Stato RT, Russia Today, accusati di aver finanziato la diffusione di notizie false su Harris, attraverso influencer legati all’estrema destra. Ma ci sono altre entità nel mirino degli investigatori. Il dipartimento di Stato Usa ha stanziato una ricompensa fino a 10 milioni di dollari per informazioni sull'identità di dipendenti di Rybar, un altro sito di news russo fondato da Evghenij Prigozhin, lo scomparso leader dei mercenari del Gruppo Wagner, accusato anch’esso di condurre campagne d’odio sui social attraverso migliaia di falsi profili.