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Dalla Calabria passa un pezzo fondamentale dell’accordo di governo tra Di Maio e Zingaretti e potrebbe avere le sembianze Pippo Callipo, l’imprenditore del tonno considerato “digeribile” per entrambi gli elettorati.
Dalila Nesci non può candidarsi come governatrice della Calabria «perché le nostre regole non lo permettono». Il viceministro delle Infrastrutture M5S Giancarlo Cancelleri, è categorico: la deputata grillina deve mettere da parte le sue ambizioni. Motivazione ufficiale: ai pentastellati è vietato abbandonare una carica elettiva per un altra.
E pazienza se a ribadirlo è proprio Cancelleri, arrivato al ministero direttamente dall’Assemblea regionale siciliana ( «non ti puoi dimettere da una carica elettiva per un’altra. Io non sono eletto in Parlamento», si difende), le regole sono regole. E l’onorevole Nesci non fa eccezione. Soprattutto perché, regolamenti a parte, dalla Calabria passa un pezzo fondamentale dell’accordo di governo tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti e potrebbe avere le sembianze Pippo Callipo, l’imprenditore del tonno “digeribile” per entrambi gli elettorati.
I due leader ne avrebbero discusso abbondantemente anche nel recente faccia a faccia organizzato a Roma al circolo degli Esteri. Aspettare l’esito delle elezioni in Umbria e provare a replicare l’esperimento di coalizione in Calabria, è l’obiettivo dei due capi partito. A costo di decidere sulla testa dei militanti locali di entrambe le forze di governo, egualmente ostili all’idea di un accordo.
Per il Movimento 5 Stelle è l’ennesimo fronte interno che rischia di far saltare la compattezza dei gruppi parlamentari, per il Pd è l’azzardo di pensionare il governatore uscente Mario Oliverio incappando in una batosta elettorale. Attivisti grillini e dem non esitano a lanciare messaggi belligeranti alle rispettive “segreterie”, mettendole in guardia dai pericoli di una scelta maturata a Roma contro il volere della base, ma Di Maio e Zingaretti non sembrano preoccuparsene. Almeno per ora. «Tutti i parlamentari calabresi sono contrari all’accordo in Calabria», garantisce una fonte M5S a Montecitorio, «spero che ci ripensino».
Perché chi non sembra intenzionata a ripensarci, al momento, è proprio Dalila Nesci, che ha polemizzato pubblicamente col capo politico per le manovre grilline in Calabria, e continua a lasciare sul tavolo l’eventualità di una sua discesa in campo, col sostegno dell’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi. E non è l’unica a esporsi contro la linea accordista. Il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, calabrese d’adozione, ha più volte definito improponibile l’intesa con un Pd «clientelare» come quello calabrese e si è messo in testa alla schiera degli oppositori al patto calabro.
Eppure, M5S e Pd, a livello nazionale, continuano a cercare il nome civico capace di superare gli steccati interni. In pole position resta l’imprenditore Callipo - che già nel 2010 tentò la scalata alla Regione sostenuto dall’Italia dei Valori portando a casa un buon 10 per cento sponsorizzato anche dalla sottosegretaria ai Beni culturali Anna Laura Orrico. Ma Di Maio e Zingaretti valutano altre alternative.
I nomi più gettonati al momento sono quelli del vice presidente dell’Associazione medici per l’ambiente, Ferdinando Laghi, e dell’ex prefetto di Vibo, Giuseppe Gualtieri. Tutti nomi non graditi dagli iscritti al Pd, che ieri hanno inviato una delegazione al Nazareno, in rappresentanza di 60 circoli calabresi, per consegnare un documento, sottoscritto da 4.500 persone, contenente, nella sostanza una sola richiesta: sulla Calabria decidono i calabresi. Zingaretti e Di Maio sono avvisati.