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Sarà volontaria, rispetterà la privacy e i dati si “autodistrugeranno” entro il 31 dicembre 2020. Sono i punti fondamentali dell’App Immuni presentata in Consiglio dei ministri. Nel corso della giornata di ieri, la ministra dell'Innovazione, Paola Pisano, ha apigato che l’App nata per contenere il contagio dovrà rispettare cinque punti fondamentali: che l'intero sistema integrato di contact tracing sia interamente gestito da uno o più soggetti pubblici e che il suo codice sia aperto e suscettibile di revisione da qualunque soggetto indipendente voglia studiarlo; secopndo: che i dati trattati ai fini dell'esercizio del sistema siano »resi sufficientemente anonimi da impedire l'identificazione dell'interessato». Che la decisione di usare la soluzione tecnologica sia liberamente assunta dai singoli cittadini; che raggiunta la finalità perseguita tutti i dati ovunque e in qualunque forma conservati, con l'eccezione di dati aggregati e pienamente anonimi a fini di ricerca o statistici, siano cancellati con conseguente garanzia assoluta per tutti i cittadini di ritrovarsi, dinanzi a soggetti pubblici e privati, nella medesima condizione nella quale si trovavano in epoca anteriore all'utilizzo della soluzione. E infine che la soluzione adottata - nelle sue componenti tecnologiche e non tecnologiche - possa essere considerata, «almeno in una dimensione prognostica, effettivamente efficace sul piano epidemiologico». Sulla questione è intervenuto anche il commissario all'emergenza Domenico Arcuri: «Non so se le App servirà o meno, non spetta a me dirlo, il mio compito e' quello di implementarla e fare in modo che sia compatibile con le norme di sicurezza, di riservatezza e di privacy. Potete essere tranquilli su questo». spiega . «La App dovrebbe servire ad accorciare se non ad azzerare i tempi - ha sottolineato Arcuri - oggi in caso di contagio vengo intervistato dall'Unità sanitaria locale che mi chiede con chi sono stato in contatto e questo richiede un certo tempo; se a dirmelo è la App i tempi sono molto più veloci».