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"Abbiamo valutato che il COVID-19 può essere caratterizzato come una situazione pandemica". Lo ha annunciato il capo dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing da Ginevra sull'epidemia di coronavirus. "Siamo profondamente preoccupati sia dai livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione" "Pandemia non è una parola da usare con leggerezza o negligenza. È una parola che, se usata in modo improprio, può causare paura irragionevole o accettazione ingiustificata che la lotta è finita, portando a sofferenze e morte inutili", ha sottolineato Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Descrivere la situazione come una pandemia non cambia - ha sottolineato - la valutazione dell'Oms sulla minaccia rappresentata da questo coronavirus. Non cambia ciò che l'Oms sta facendo, e non cambia ciò che i paesi dovrebbero fare". Siamo grati per le misure adottate in Iran, Italia e Corea del Sud per rallentare il virus e controllare l'epidemia di Covid-19. Sappiamo che queste misure stanno mettendo a dura prova le società e le economie, proprio come hanno fatto in Cina", ha ribadito il direttore generale dell'Oms. Ora cosa succede? Le crisi sanitarie mondiali tendono a svilupparsi “per step”. La catena degli eventi comincia con un “focolaio”, ovvero un improvviso aumento dei casi confermati di una malattia contenuto in un’area geografica ristretta, come Wuhan. Se la malattia si diffonde oltre tale comunità circoscritta, come il nuovo coronavirus si è diffuso in tutta la Cina, allora diventa un’epidemia. Le pandemie, come specificato nella loro definizione classica, sono epidemie che attraversano confini internazionali e contagiano un ampio numero di persone in tutto il mondo.“È solo una questione geografica,” dice Lauren Sauer, assistente universitaria di Medicina di emergenza-urgenza e direttrice delle operazioni al Johns Hopkins Office of Critical Event Preparedness and Response. “Non è una questione di gravità della malattia, o di conteggio dei casi positivi. La questione è piuttosto: c’è una diffusione a livello globale?” Lawrence Gostin, professore alla Georgetown University e direttore del Centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla legislazione sanitaria nazionale e globale, evidenzia che la parola “panico” è letteralmente contenuta nella parola “pandemico”. Nel 2009, in tutto il mondo si scatenò il panico quando l’OMS descrisse l’influenza H1N1 come una pandemia, dice Gostin, e l’organizzazione fu successivamente criticata per aver innescato il pubblico allarme, quando il virus si rivelò non poi così letale. Ora l’H1N1 ritorna stagionalmente e fa parte dei nostri vaccini annuali.“Quindi il fatto che questa potrebbe diventare una pandemia è certamente una preoccupazione, perché è molto più mortale dell’influenza,” dice Gostin, “ma è qualcosa che vogliamo ritardare il più possibile fino a quando avremo il vaccino, che dovrebbe essere probabilmente entro 12-18 mesi.Da un punto di vista legale, tuttavia, il fatto che l’OMS dichiari o meno questa una pandemia è ininfluente. Gostin — che precisa inoltre che effettivamente l’OMS non “dichiara” le pandemie — afferma che l’organizzazione ha già dichiarato qualcosa di molto più significativo: un’“emergenza di sanità pubblica di portata internazionale”.Tale dichiarazione legalmente consente all’OMS di esprimere raccomandazioni su come i Paesi dovrebbero gestire l’epidemia, e mobilizza fondi e supporto politico. Potrebbe sembrare una mera etichetta senza significato legale, invece la dichiarazione di pandemia ha un valore: significa che le autorità non credono di poter contenere la diffusione del virus e devono passare a strategie mitigative, come ad esempio chiudere le scuole e annullare i raduni di massa. Come è avvenuto in Italia la sera del 9 Marzo quando il Presidente del Consiglio Conte ha deciso di dichiarare tutto il paese zona rossa con le dovute restrizioni.