È morta a Milano a 96 anni Licia Pinelli, vedova di Giuseppe, il ferroviere ingiustamente accusato della strage di Piazza Fontana morto tragicamente in questura durante un interrogatorio. Ne dà notizia la sezione Barona Milano dell'Anpi.

"Una vita spesa con dignità coerenza e coraggio in difesa del nome di Pino Cara Licia quanto ti abbiamo voluto bene. Il nostro abbraccio più forte a Silvia e Claudia Pinelli, a tutti i tuoi cari", scrivono sui social, citando anche una frase di Licia Pinelli: "Io sono cresciuta in una casa di cento famiglie, in viale Monza, dove c'era di tutto e potevamo essere tutto, ho fatto una scelta. Sarà anche banale, ma è una scelta di vita che riguarda il modo di essere, il matrimonio, il lavoro, la verità, la politica anche".

Nata a Senigallia nel 1928 ma vissuta tutta la vita a Milano, Licia Pinelli per quasi 60 anni ha combattuto per far emergere la verità sulla morte del marito. Nel 2009 al Quirinale aveva incontrato dopo decenni la vedova del commissario Calabresi, mentre nel 2015 era stata nominata dal presidente Napolitano commendatore al Merito della Repubblica.

"Conoscevo Licia Pinelli. La sua morte mi addolora. Di lei ho sempre ammirato la caparbietà con cui ha difeso e onorato la memoria di suo marito Pino, ingiustamente accusato per la strage di piazza Fontana. Mancherà alla comunità milanese", è il ricordo sui social del sindaco di Milano Giuseppe Sala.

Pinelli era volato dagli uffici della questura di Milano tre giorni dopo il suo fermo, avvenuto il 12 dicembre del '69, il giorno stesso della strage di piazza Fontana, e dopo tre giorni di interrogatorio drammatico peraltro quando già erano scadute le 48 ore e il fermo era di fatto illegale in quanto non convalidato dal magistrato. Durante l'interrogatorio tenuto dagli uomini dell'Ufficio politico Pinelli precipitò dalla finestra dell'ufficio. La prima versione fornita dalla polizia parlò di suicidio. Secondo alcune versioni iniziali della polizia, mai confermate, Pinelli precipitando avrebbe gridato la frase: «È la fine dell'anarchia!».

Ben presto la ricostruzione si rivelò decisamente poco credibile e il commissario Calabresi fu additato come il responsabile della morte di Pinelli. Lo stesso Calabresi venne assassinato la mattina del 17 maggio 1972 da un commando composto da almeno due sicari che gli spararono alle spalle. Aveva 34 anni. Lasciò la moglie Gemma Capra, incinta, e due figli: uno dei quali è proprio Mario Calabresi, che nel 2020 portò dei fiori sulla lapide vandalizzata di Pinelli a Milano