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Sono più di 948mila le persone sfollate nel nordovest della Siria dal 1 dicembre scorso, di cui 569mila bambini. Lo ha fatto sapere l'ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), sottolineando su Twitter che "le leggi e norme internazionali non sono state rispettate" e, senza posti dove rifugiarsi, "la vita delle persone è sempre più a rischio". "L'attuale crisi è la peggiore che la Siria nordoccidentale abbia sperimentato dall'inizio del conflitto" nel 2011, si legge nel rapporto del 26 febbraio, le persone sono costrette a rifugiarsi in fretta in una zona ridotta, in aree non sicure, quindi la loro vita è "sempre più" in pericolo. "Vulnerabilità e disperazione crescono, con notizie di sfruttamento di donne e bambine, separazione dei bambini dalle famiglie, aumento del tasso di malnutrizione", denuncia l'Onu. L'agenzia sottolinea che "più fondi" e "altri sostegni sono necessari per consentire ai partner internazionali di rafforzare la risposta all'emergenza. Più importante di tutto, l'immediata cessazione della violenza è critica per salvare vite e alleviare la sofferenza di centinaia di migliaia di persone".