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Nella notte tra sabato e domenica i ribelli del gruppo armato Hayat Tahrir al Sham sono entrati nella capitale siriana Damasco, ponendo fine al regime di Bashar al Assad che durava dal 2000, quando lo ereditò dal padre Hafez al Assad.
Da giorni i ribelli avevano cominciato un’offensiva che li aveva portati a conquistare le principali città del Paese, da Aleppo a Homs, e avevano ormai raggiunto la capitale, dove non hanno praticamente incontrato resistenza.
Assad potrebbe essersi diretto in Africa dopo essersi visto respingere da diversi paesi. A sostenerlo, parlando con la Tass, è stato Anas al-Abda, membro del comitato politico della Coalizione nazionale delle forze di opposizione e rivoluzionarie siriane. «Non ci sono ancora notizie certe sulla posizione di Assad. Sappiamo che ha chiesto il permesso di recarsi in diversi Paesi, tra cui la Russia, ma gli è stato rifiutato. Potrebbe essersi diretto in qualche Paese dell'Africa. Il popolo siriano, a sua volta, vuole che sia processato da un tribunale siriano», ha affermato.
Da sabato in ogni città che veniva liberata dal regime si segnalavano assalti dei ribelli alle strutture carcerarie. Molte delle prigioni del regime contenevano soprattutto prigionieri politici, in alcuni casi detenuti da oltre un decennio: fra loro anche donne e bambini, in qualche caso nati nella stessa prigione.
Il leader dei ribelli, Abu Mohammad al Jolani, ha annunciato che «dopo 50 anni di oppressione sotto il regime Baath, 13 anni di criminalità, tirannia e sfollamenti, e dopo una lunga lotta e confronto con le forze di occupazione in tutte le loro forme, annunciamo oggi, 8 dicembre 2024, la fine di questa era oscura e l’inizio di una nuova era per la Siria».
Il gruppo Hayat Tahrir al Sham sta cercando di gestire la transizione e ha rivolto vari appelli ai suoi miliziani e alla popolazione. Nell’ultimo comunicato pubblicato, il gruppo scrive: «dobbiamo tutti unirci e collaborare per presentare la migliore immagine della nostra rivoluzione e del nostro popolo». Dà quindi una serie di istruzioni a tutti i cittadini siriani: «È vietato sparare proiettili in aria, poiché ciò causa terrore ai residenti e mette in pericolo la vita di persone innocenti. È vietato danneggiare le istituzioni pubbliche e le loro proprietà, poiché sono un diritto e una proprietà del popolo ed è nostro dovere proteggerle, preservarle e svilupparle. È vietato entrare in qualsiasi proprietà privata, o danneggiarla. Chiunque violi queste istruzioni sarà ritenuto responsabile».
Il primo ministro del regime di Assad, Mohammad Ghazi al Jalali, dalla sua casa di Damasco ha dichiarato che è disposto a procedere a una transizione pacifica del potere e ha chiesto a tutti i siriani, compresa l’opposizione, di non fare male a nessuno e di non danneggiare le istituzioni governative, incontrando il favore di al Jolani.
Bashar al Assad ha invece lasciato il Paese, probabilmente diretto verso la Russia, suo più stretto alleato assieme all’Iran dove il dittatore si era recato qualche giorno fa in quella che di fatto è stata la sua ultima uscita pubblica prima del rovesciamento del regime. La sua casa di Damasco è stata presa d’assalto dai ribelli e saccheggiata.
Domenica mattina il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha commentato la fine del regime con un post sul suo social network Truth. Ha detto che Assad è fuggito dal paese dopo aver perso il sostegno della Russia. «Assad se n’è andato. Il suo protettore, la Russia, guidata da Vladimir Putin, non era più interessata a proteggerlo».