La custodia cautelare di Pavel Durov, arrestato per dodici presunti reati legati alla criminalità organizzata, è stata revocata ieri pomeriggio. Il fondatore e presidente di Telegram è stato poi condotto in un tribunale nel cuore di Parigi dove gli sono state mosse accuse formali da parte dei magistrati transalpini. Durov era stato catturato all’aeroporto Le Bourget di Parigi lo scorso 24 agosto. La Procura della capitale francese lo ha incriminato per la mancanza di attività di moderazione sulla sua app di messaggistica istantanea, così come per non aver collaborato nella lotta al traffico di droga e nella diffusione di contenuti pedopornografici che proliferano su Telegram. L’arresto è avvenuto «come parte di un’inchiesta giudiziaria aperta l’ 8 luglio», ha precisato la Procura.

Il primo capo d’accusa riguarda il reato di favoreggiamento in relazione alla «gestione di una piattaforma online per consentire una transazione illegale da parte di una banda organizzata».

Il secondo si riferisce al «rifiuto di comunicare o fornire, su richiesta delle autorità autorizzate, le informazioni documenti necessari per effettuare e utilizzare le intercettazioni autorizzate dalla legge». Il terzo e quarto dei capi d’accusa riguardano la complicità in relazione al «possesso di un’immagine di un minore di natura pedo-pornografica» e la «distribuzione, l’offerta o la messa a disposizione organizzata di un’immagine pornografica di un minore».

Il quinto si riferisce al traffico di stupefacenti, mentre il sesto è relativo al trasferimento «senza un motivo legittimo di attrezzature, strumenti, programmi o dati progettati o adattati per compromettere o accedere al funzionamento di un sistema automatico di elaborazione dati».

Il settimo reato di cui è imputato il fondatore di Telegram, riguarda la sua presunta complicità in una «frode organizzata», mentre l’ottavo lo vedrebbe colpevole di «associazione a delinquere finalizzata a commettere un reato o un illecito punibile con cinque anni di reclusione». Il nono capo d’imputazione riguarda il «riciclaggio» dei proventi derivanti da reati compiuti «da una banda organizzata», mentre il decimo è relativo alla «fornitura di servizi di crittologia per garantire la riservatezza senza dichiarazione di conformità».

Le ultime due accuse mosse dalle autorità giudiziarie francesi contro Durov riguardano la «fornitura» e «l’importazione» di uno «strumento crittografico che non fornisce esclusivamente funzioni di autenticazione o di controllo dell’integrità senza dichiarazione preventiva».