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Donna, afroamericana, omosessuale. Lori Lightfoot, 56 anni, laurea in legge, una gavetta da avvocata e una carriera da procuratore non è solo la nuova sindaca di Chicago ma anche il simbolo dellapiccola rivoluzione politica che sta avvenendo oltreoceano, dove nel campo progressista emergono figure lontane dall’establishment del partito democratico. Figure che un tempo avremmo definito “liberal” ma che oggi preferiscono farsi chiamare “radical” o addirittura “socialist” come la giovane deputata Alexandria Ocasio- Cortez.
Con il 74% delle preferenze la Lightfood ha stravinto la sfida con Toni Preckwinkle, anche lei afroamericana e grosso calibro dei democratici dell’Illinois. A capo di una lista civica con un programma molto sbilanciato a sinistra la nuova sindaca della “città del vento” porge la mano alla rivale sconfitta chiamandola a entrare nella sua giunta «Insieme - sono state le sue prime parole - possiamo e vogliamo finalmente mettere gli interessi della nostra gente, di tutta la nostra gente, davanti agli interessi di pochi. Insieme metteremo fine alla corruzione infinita di questa città».
In un discorso della vittoria che per lirismo e partecipazione estatica dei fan ricordava gli ispirati speech di Martin Luther King jr., Lightfoot ha detto che la sua vittoria è stata un «mandato per il cambiamento». Nata a Massillon, Ohio, laureata in giurisprudenza all’università del Michigan, dopo aver iniziato come avvocata praticante in alcuni studi di Chicago alla fine è diventata procuratore federale con una vita dedicata alla lotta alla corruzione, e alla denuncia dei crimini a sfondo razziale che ancora oggi flagellano l’America. Lightfoot si dichiara una «orgogliosa lesbica nera» : è sposata con Amy Eshleman, responsabile delle librerie comunali di Chicago e ha una figlia di dieci anni.
Tra i punti chiave del suo programma, la lotta agli abusi di potere e la riforma del sistema di polizia di Chicago, storicamente attraversato da casi di corruzione e da violenze verso la comunità afroamericana.
La sindaca vuole mettere l’operato degli agenti sotto la lente dei cittadini e creare un ufficio speciale sulla sicurezza. Ma ha idee forti anche sul piano sociale: tra i suoi progetti esposti in campagna elettorale c’è la dismissione di diversi immobili di proprietà del municipio per destinare i fondi ai senza casa, aumentare le tasse di soggiorno negli alberghi per finanziare i musei e aumentare la tassazione delle grandi aziende per rimpinguare le casse municipali. Lo slogan vincente della sua campagna è stao «Bring in the light», fai entrare la luce, un gioco di parole sul suo cognome. Si insedierà a maggio prendendo il posto di Rahm Emanuel, ex capo di gabinetto del presidente Barack Obama che lo scorso settembre ha annunciato a sorpresa che non si sarebbe candidato per il terzo mandato.