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Questa è la storia dell’esecuzione politica perfetta di un colpevole perfetto, compiuta alla luce del sole, sotto gli accecanti riflettori del circo mediatico globale, alimentata dalla spinta emotiva dell’opinione pubblica. Una storia che intreccia scandali, sesso, violenza e potere, raccontata nella miniserie Netflix Stanza 2806, in catalogo dallo scorso 7 dicembre, Ma veniamo ai fatti.
La mattina del 14 maggio 2011, il direttore del Fondo Monetario Internazionale, il francese Dominique Strauss- Kahn viene arrestato all'aeroporto John Fritzgerald Kennedy di New York mentre si stava imbarcando per Parigi. L’accusa è mortale: aggressione e tentata violenza sessuale nei confronti di Naffisatou Diallo, cameriera del Sofitel di Times Square, albergo dove Dsk risiede quando visita la Grande mela. Le violenze sarebbero avvenute, per l’appunto, nella stanza 2806 che dà il nome alla serie. Reati pesantissimi per i quali si può marcire in carcere per interi decenni. In quel momento Dsk ( l’acronimo coniato dalla stampa francese), già ministro dell’economia nel suo paese e tra i politici più popolari oltre le Alpi è all’apice della sua carriera e punta dritto- dritto verso l’Eliseo. I sondaggi lo vedono come strafavorito nella sfida contro il declinante Sarkozy. Mancano 12 mesi alle elezioni e Dsk è quasi un presidente in pectore. Da quel giorno diventa un relitto politico.
Le immagini impietose di uno degli uomini più potenti del pianeta ammanettato. illuminato dai flash dei fotografi e trascinato via dai poliziotti come un qualunque ladruncolo del Bronx, fanno il giro del mondo e stuzzicano i morbosi appetiti dei media per la gran parte dei quali non sussiste alcun dubbio: Dsk è colpevole. Tutti si schierano contro il vecchio vizioso e potente, l’assatanato sex addicted che abusa della giovane cameriera immigrata dall'Africa. A suffragio dell’accusa un dettagliato rapporto medico stilato da un ospedale di Manhattan che conferma il rapporto sessuale, individuando alcune ferite e contusioni di lieve entità. Il procuratore distrettuale rifiuta il pagamento della cauzione di un milione di dollari evocando il pericolo di fuga e conferma la custodia cautelare. Costretto a dimettersi dalla direzione del Fmi, Dsk rimane dietro le sbarre alcuni giorni poi ottiene gli arresti domiciliari pagando la cauzione milionaria, ma fino al termine dell’inchiesta deve restare negli Stati Uniti. Le indagini intanto vanno avanti, ma dopo le prime settimane in cui nulla sembra suggerire che le cose siano andate diversamente dal racconto di Diallo, l’impianto dell’accusa comincia a scricchiolare. Ascoltata dagli inquirenti Diallo entra più volte in contraddizione, in particolare emerge il fatto che ha mentito sia alla polizia che al Gran Jury: dopo la presunta violenza sessuale era infatti andata tranquillamente a sistemare un'altra stanza dell'hotel, circostanza che ha sempre omesso e poi negato. Viene poi intercettata una conversazione telefonica in dialetto guineiano con un uomo recluso in un carcere dell’Arizona che concorda con òa donnala somma da estorcere a Dsk: «Non preoccuparti, quell’uomo è pieno di soldi, so quello che faccio» avrebbe detto Diallo, Parallelamente emergono relazioni sospette tra i responsabili deldel Sofitel ( di proprietà del gruppo francese Accor) e l'entourage del presidente Sarkozy, in particolare il capo della sicurezza René- Georges Querryn visto più volte pranzare con Sarko in una noto ristorante parigino. Il ruolo di Querry nella vicenda non è mai stato chiarito, ma gli avvocati di Dsk hanno più volte denunciato un complotto politico. A corroborare i sospetti i video della camere a circuito chiuso che ritraggono gli uomini della sicurezza del Sofitel abbracciarsi in segno di esultanza alla notizia dell’arresto.
Dopo decine di interrogatori il procuratore di Manhattan Cyrus Vance cambia radicalmente linea; definisce Diallo «una bugiarda compulsiva che ha fornito almeno tre versioni diverse dei fatti», e «un'attrice capace di ingannare anche gli investigatori più esperti». Nell'agosto del 2011 il procedimento viene definitivamente archiviato per mancanza di riscontri concreti. Dal canto suo Strauss- Kahn, che di sicuro non è un galantuomo ed è noto da sempre per le pesanti avance nei confronti delle donne, ammette di aver tentato un approccio fisico «improprio» con Diallo, ma ribadisce che non c'è stata alcuna violenza, che si è trattato di un incontro consensuale.
Nel novembre 2011, in sede di giustizia civile, Dsk trova comunque un accordo con la sua accusatrice per un milione e mezzo di euro. Rietra in Francia da uomo libero ma le sue ambizioni sono sepolte definitivamente. Nel frattempo parte un'altra denuncia, stavolta da parte della scrittrice francese Tristane Banon con cui aveva avuto un relazione: anche lei afferma di aver subito un tentativo di violenza dal politico socialista, ma per il tribunale di Parigi non ci sono elementi per aprire un'istruttoria. Come in un effetto domino Dsk viene coinvolto ancora in un’altra inchiesta, stavolta per prossenetismo: è accusato di sfruttamento della prostituzione nell'affaire dell'Hotel Carlton di Lilla, una storia di escort e festini notturni di notabili e uomini politici. Il processo che segue però lo scagiona da ogni accusa.
Di sicuro Dominique Strauss Kahn non è un personaggio simpatico, decine di testimonianze confermano la sua ossessione per il sesso femminile, l’atteggiamento ai limiti della volgarità con cui ha infastidito amiche, colleghe, segretarie, giornaliste, ma fino a prova contraria è un uomo non colpevole delle terribili accuse che gli sono state rivolte. Peccato che la sentenza di morte politica sia stata emessa ancora prima del suo processo dal potrentissimo tribunale del popolo del fango