Luci molte ombre. Il
decreto Ristori ter varato stanotte dal Consiglio dei ministri è un intervento necessario ma non sufficiente, per dirla col linguaggio dei matematici. Rifinanzia il fondo per le imprese in asfissia delle zone rosse: un altro miliardo e 400 milioni. Ricomprende per il 200 per cento del ristoro il commercio di calzature e accessori al dettaglio. Assegna 400 milioni di euro ai Comuni per i
buoni spesa, che sarà possibile iniziare a erogare ai cittadini in difficoltà di qui a una settimana. E si tratta forse dell’azione più meritoria.
Professioni escluse, anche dal rinvio fiscale affidato a un Ristori quater
Ma il nuovo Dl Ristori non può far altro che rinviare a un prossimo
decreto quater lo
slittamento delle scadenze fiscali. E il tentennamento sulle tasse costituisce la nota meno esaltante. Poco fa il ministro dell’Economia
Roberto Gualtieri ha confermato la principale limitazione della misura, che sposta i termini di pagamento «da qui alla fine dell’anno»: riguarderà
imprese e partite Iva dei «settori economici più colpiti» dalla crisi legata al covid. Quindi: limiti non certo angusti ma ben definiti, deve cioè trattarsi di aziende con meno di 50 milioni di fatturato e perdite di almeno il 33 per cento rispetto all’anno precedente.
Dalle parole del ministro sembra essere ancora una volta escluso che tra i beneficiari possano esserci anche i professionisti. Chi svolge un lavoro intellettuale, di quelli organizzati in un Ordine e con una cassa autonoma di previdenza, continuerà con ogni probabilità ad allignare nella sfera dei presunti privilegiati. In realtà i chiarimenti offerti poco fa da Gualtieri lasciano inevaso un altro interrogativo chiave: non si spiega infatti se il rinvio delle scadenze fiscali riguarderà l’intero Paese o solo le imprese delle zone rosse. E non è un dettaglio da poco, perché chi vive nelle aree per ora non sottoposte alle maggiori restrizioni non se la passa certo da nababbo.
Il decreto ter intacca il Fondo per i debiti della Pa
Ancora un aspetto non del tutto rassicurante: viene di nuovo intaccato il
Fondo per il saldo dei debiti sofferti dalla Pa. Si tratta di altri
60 milioni, che avrebbero potuto essere destinati anche ai professionisti incaricati di consulenze o servizi a vantaggio degli enti pubblici e che ancora non hanno visto un soldo. Resta, per gli avvocati, la parziale consolazione dei
92 milioni di euro per il patrocinio a spese dello Stato voluti da Bonafede. Ma anche i legali svolgono incarichi e servizi per la Pa e pure loro, come ingegneri e altre categorie, si vedono da una parte esclusi da ristori e rinvii, dall’altra beffati sulle speranze di recuperare i loro crediti. In ogni caso, riguardo al rinvio delle scadenze fiscali, la necessità di attendere il decreto Ristori quater è legata a un banale aspetto di contabilità pubblica: l’autorizzazione allo
scostamento di bilancio pari agli 8 miliardi di euro necessari a finanziare anche le proroghe (che da sole richiederanno 4,8 miliardi) è stato chiesto, con apposita norma, proprio nel decreto Ristori ter varato stanotte. Vuol dire che dovrà essere il Parlamento ad autorizzare, con la conversione in legge, la misura contabile, e che solo dopo si potranno chiarire tempistica, beneficiari ed estensione geografica del rinvio fiscale.