Una “marea transfemminista” in silenzio, seduta e inginocchiata per decine di secondi. Dopo “il grido muto”, il coro: “siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”. Con questa azione si è aperto il corteo, organizzato da Non una di meno a Roma, in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra lunedì 25 novembre, scandito dallo slogan “Disarmiamo il patriarcato”.

“Insieme siam partite, insieme torneremo: Non una di meno”: è uno dei diversi cori del corteo, così come “La paura non ci appartiene, con la nostra rabbia lottiamo tutte insieme”. Quindi, cartelli e striscioni: “Il patriarcato esiste perché la prossima potevo essere io”, scrive una ragazza, mentre su uno dei carri che sfilano in corteo si legge: “transfemministe ingovernabili contro la violenza patriarcale”.

Un'attivista scrive: “104 morti di Stato. Non è l'immigrazione ma la vostra educazione”, mentre un'altra manifestante espone un cartello dove si legge che “siamo le nipoti delle streghe che non siete riusciti a bruciare”. E ancora: “Gli stupratori sono stati inventati prima delle minigonne”, “Non siamo macchine per la riproduzione, ma donne pronte alla rivoluzione”, “il corpo è mio, decido io”. Un'altra 'azione' delle manifestanti è stata invece ispirata al gesto di Ahoo Daryaei, la studentessa iraniana che si era spogliata all'Università a Teheran.

Alcuni cori e slogan sono stati lanciati contro il ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, in riferimento alle parole pronunciate dal ministro in occasione della presentazione alla Camera dei deputati della Fondazione dedicata a Giulia Cecchettin lo scorso 18 novembre. “Valditara la violenza sulle donne non arriva dai barconi ma dai salotti dei mariti e dei padroni”, e “non è questione di immigrazione, ma questione di educazione” si legge su alcuni cartelli esposti dai manifestanti, mentre alcuni attivisti gridano in coro “Valditara scegliti un insulto”.

“Al contrario di ciò che dice Valditara, il patriarcato esiste, e noi non vogliamo essere una scusa per la politica”, ha gridato al megafono una manifestante a bordo del carro in testa al corteo. “Basta guardarsi allo specchio, Valditara, per vedere il patriarcato”, ha affermato, invece, un'altra attivista. Alcune attiviste hanno dato fuoco a una foto del ministro proprio davanti al ministero dell'Istruzione prima dell'inizio del corteo.