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Il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, dogmatico custode dell'ortodossia monetaria e del pareggio di bilancio, dovrebbe rammentarsi che appena una settimana fa il suo partito (Pdva) è stato fatto a pezzi dagli elettori olandesi passando dal 25% al 5%, uno schiaffo poderoso alle sue politiche di austerità economica che ha mutuato pedissequamente dalla vicina Germania. Invece di trarre insegnamento dalle sconfitte, Dijsselbloem non rinuncia all'arroganza che lo contraddistingue da quando guida l'eurogruppo con il piglio del superfalco. Ne sa qualcosa la Grecia di Tsipras nei drammatici giorni in cui rinegoziava il debito con la troika. Personaggi del genere costituiscono la fortuna di tutti i movimenti populisti europei e Dijsselbloem più di ogni altro. [caption id="attachment_43351" align="alignnone" width="620"]
Il "falco" Dijsselbloem rifiuta di stringere la mano al ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis[/caption] La sua ultima uscita varca però il confine della supponenza, scivolando nel razzismo puro, razzismo da eurocrate del nord che disprezza i comportamenti pigri e lassisti del paesi meridionali: ««Durante la crisi dell’euro i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i Paesi più colpiti — ha dichiarato Dijsselbloem al quotidiano tedesco Faz —. Come socialdemocratico do molta importanza alla solidarietà, ma hai anche degli obblighi, non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto». Apriti cielo: durante un'audizione davanti alla commissione economica dell'Europarlamento, Dijsselbloem è stato duramente contestato per le sue incredibili considerazioni soprattutto da deputati spagnoli e italiani. Tenendo fede alla sua pessima reputazione Dijsselbloem ha rifiutato di scusarsi per le dichiarazioni perchè - ha spiegato - non riguardavano «un solo paese ma tutti i paesi. Anche l'Olanda per un certo numero di anni non è riuscita a rispettare quanto concordato».