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Gli avvocati francesi sono sul piede di guerra da ormai tre mesi: scioperi, manifestazioni, flash mob davanti alle aule di giustizia, appelli incrociati per fermare la controversa riforma delle pensioni voluta dal presidente Macron. E nel vasto movimento di contestazione che ha visto scendere in piazza centinaia di migliaia di persone tra insegnanti, infermieri, postini e ferrovieri, il movimento degli avvocati è tra i più agguerriti e decisi ad andare fino in fondo per bloccare i programmi del governo. Ne parliamo con Bertrand Debosque, ex presidente dell’ordine di Lilla che conta circa 1500 iscritti e capo delegazione francese presso il consiglio degli ordini europei .
In cosa consiste la riforma che tanto state contestando?
In primo luogo voglio dire che la riforma Macron non riguarda solo noi avvocati o altre categorie sparse del mondo del lavoro. Si tratta di una modifica complessiva del nostro sistema pensionistico che oggi prevede diversi regimi speciali e che verrà unificato in un unico regime previdenziale. Noi avvocati non abbiamo regimi speciali e pensiamo che sia ragionevole riformarli, ma il governo intende anche eliminare le casse autonome e per noi si tratterebbe di un disastro che abbasserebbe in modo netto il reddito e le pensioni dei colleghi
Nel dettaglio, cosa cambierebbe per la professione?
È prevista una drastica riduzione delle pensioni minime, quelle dei legali meno abbienti, che passerebbero da i 1400 euro attuali alla miseria di mille euro, una perdita del potere d’acquisto di quasi un terzo. Parlo di pensioni minime, naturalmente, perché ci sono diversi colleghi che vanno in pensione con circa 3mila euro. Allo stesso tempo i contributi previdenziali verranno addirittura raddoppiati, passando dal 14% al 28% del prelievo obbligatorio.
La vostra cassa sembra far gola al governo
Dopo la guerra, negli anni 50, le professioni liberali non sono integrate nel sistema pensionistico generale, per questo abbiamo creato una cassa autonoma che permettesse ai colleghi di avere una pensione dignitosa. Peraltro la nostra cassa, a differenza di quelle di altre categorie come commercianti, artigiani, agricoltori, non è in rosso e ha una gestione virtuosa: oggi abbiamo risorse per circa due miliardi di euro. Vogliono farci pagare anche il deficit degli altri. Per questo chiediamo al governo di tornare sui suoi passi, In questo sono fiducuiso poerché negli ultimi giorni si sono aperti spiragli di dialogo, da parte della ministra della giustizia Belloubet. Discuteremo di come mantenere la gestione della cassa autonoma ma anche delle indennità che il governo dice di voler aumentare proprio per compensare gli squilibri della sua riforma. Insomma tutto è ancora da scrivere.
Come reagiscono i francesi al vostro sciopero e al blocco delle udienze?
Ci sono state molte iniziative, anche da punto di vista mediatico come il lancio delle toghe davanti ai tribunali, le manifestazioni di piazza. Siamo coscienti dei gravi disagi che questo comporta per i nostri assistiti come del fatto che la nostra mobilitazione non potrà durare in eterno. Ma i francesi in gran parte capiscono le nostre rivendicazioni e sostengono la nostra lotta.
Nelle ultime settimane diversi penalisti francesi hanno subito procedimenti di arresto da parte delle procure per violazione del segreto professionale, questo la preoccupa?
Sì, è preoccupante perché c’è la costante tentazione da parte della macchina giudiziaria di interferire con il diritto alla difesa, non mi riferisco in generale alle procure ma al protagonismo di alcuni giudici delle indagini preliminari particolarmente accaniti nei confronti della nostra professione.
Teme un attacco al diritto alla difesa e alla presunzione di innocenza, magari supportato dal giustizialismo dell’opinione pubblica?
Sinceramente no, esiste questa tentazione ma credo che la societrà francese possieda gli anticorpi necessari per impedire una simile deriva.
Nei tribunali francesisono state prese misure contro il coronavirus?
Fino ad oggi nulla, ma credo che le cose stiano per cambiare già dalle prossime ore.