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Il presidente Donald Trump non arretra sulla politica commerciale che sta scuotendo i mercati globali. A partire dalla mezzanotte di sabato, ora di Washington, sono entrati in vigore i nuovi dazi del 10% su un'ampia gamma di prodotti importati negli Stati Uniti. Una decisione che ha generato scompiglio nelle borse, ma che Trump difende con fermezza.
"Non sarà facile, ma il risultato finale sarà storico", ha scritto sul suo social network Truth, esortando gli americani a "tenere duro" e assicurando che le misure porteranno benefici al Paese. Secondo il presidente, gli Stati Uniti stanno vincendo una "rivoluzione economica" e la Cina, tra i principali bersagli delle nuove tariffe, sarebbe stata colpita in modo molto più severo. "Stiamo riportando indietro posti di lavoro e imprese come mai prima d'ora", ha dichiarato, citando oltre cinquemila miliardi di dollari di investimenti già in movimento.
Divergenze nell'Amministrazione: Bessent pronto a lasciare?
Non tutti, però, condividono l'ottimismo del presidente. Il segretario al Tesoro, Scott Bessent, potrebbe essere prossimo alle dimissioni a causa delle tensioni interne all’Amministrazione. La strategia tariffaria di Trump avrebbe minato la sua credibilità, e il malcontento cresce anche tra i repubblicani. Ted Cruz, tra i più fedeli alleati del tycoon, ha avvertito che l’attuale direzione economica potrebbe mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e costare caro al partito nelle elezioni di Midterm.
Proteste in tutto il Paese: "Hands Off!" contro le politiche di Trump
L'ondata di scontento non si limita ai palazzi del potere. Oltre 1.200 manifestazioni si sono svolte in tutto il Paese sotto lo slogan "Hands Off!", coinvolgendo più di 150 gruppi, tra cui sindacati, attivisti LGBTQ+, veterani e associazioni per i diritti civili. Tra i temi delle proteste anche il ruolo di Elon Musk, consulente informale di Trump. Intervenendo in collegamento al congresso della Lega a Firenze, Musk ha dichiarato di auspicare una "zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti", in aperta contrapposizione con la politica protezionista della Casa Bianca.
Starmer e Macron in allarme, la Cina risponde con fermezza
La questione tariffaria preoccupa anche i leader internazionali. Il premier britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron hanno espresso timori per le ripercussioni economiche e sulla stabilità globale, mentre la Cina ha reagito con durezza. Un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha postato su Facebook un grafico con il crollo delle borse americane, accompagnandolo con il commento: "Il mercato ha parlato". Pechino ha ribadito che adotterà misure decise per proteggere i propri interessi, mentre il premier giapponese Shigeru Ishiba ha chiesto un incontro urgente con Trump.
Nel frattempo, le prime conseguenze si fanno già sentire: Jaguar Land Rover ha annunciato la sospensione per un mese delle consegne di vetture prodotte nel Regno Unito destinate al mercato statunitense. Il presidente di Taiwan, Lai Ching-te, ha invece convocato i vertici delle principali aziende tecnologiche per discutere l'impatto delle nuove tariffe.
Mentre Trump esulta, il mondo trattiene il fiato di fronte a una guerra commerciale che potrebbe ridisegnare gli equilibri economici globali.