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La velocità degli eventi ha colto alla sprovvista anche chi ha puntato tutto sulla vittoria del No. Se si votasse a breve, Sinistra italiana dovrebbe costruire da zero il suo percorso, senza passare nemmeno da un congresso fondativo ( in agenda a febbraio). In fretta e furia bisognerà definire un programma e individuare un leader. Tra i papabili potrebbe esserci Alfredo D’Attorre, ex Pd ancora molto vicino a una parte della minoranza dem.
D’Attorre, quando si andrà al voto?
Penso abbastanza presto. Ma bisogna arrivarci in maniera ordinata?
In che senso?
Bisogna fare la legge elettorale per la Camera e per il Senato e affrontare alcune emergenze sociali ed economiche.
Dunque, presto sì ma non a febbraio, come chiede Angelino Alfano?
Mi sembra tecnicamente impossibile, chi lo dice fa finta di ignorare le norme elettorali, visto che devono passare almeno 45 giorni dallo scioglimento delle Camere prima di tornare al voto. Si potrebbe votare senz’altro in primavera con una nuova legge elettorale.
E che tipo di legge metterebbe tutti d’accordo?
Il dato di partenza è il proporzionale, perché al Senato ab- biamo il “ Consultellum”, figlio di una sentenza della Corte Costituzionale, e il premio di maggioranza solo alla Camera, col Senato ancora in vita, non può superare il vaglio della Corte Costituzionale. Bisognerebbe dunque rendere omogeneo il sistema proporzionale per entrambe le Camere e intervenire sulle modalità di elezione di deputati e senatori, resti- tuendo la scelta ai cittadini.
Andrebbe bene anche a Renzi?
Il sistema proporzionale può conoscere varie declinazioni, dubito che sia interesse del Pd avere premi di maggioranza abnormi - come quello previsto dall’Italicum - che finirebbero per avvantaggiare solo il Movimento 5 stelle, l’unico partito che, non a caso, oggi difende quella legge elettorale dopo averla aspramente osteggiata.
Il M5S dovrebbe restare fedele al principio che regole si devono scrivere insieme, indipendentemente dalle convenienze del momento.
Lei conosce bene il Pd. Cosa accadrà in direzione oggi pomeriggio?
SSe Renzi fosse un uomo di parola e non un politicante qualsiasi, domani terrebbe fede all’impegno di ritirarsi dalla vita politica dopo la vittoria del No. Anche perché lui rappresenta un macigno, il principale macigno, sulla strada della ricostruzione del centrosinistra. Se Renzi rimane in campo, quel mondo rimane diviso e Grillo o Salvini faranno un monumento all’avventurismo del premier che consegnerà loro il Paese. Temo che l’ossessione per il potere spinga Renzi a rimanere aggrappato alla poltrona, trascinando definitivamente il Pd nel baratro.
La maggioranza renziana rimarrà compatta col leader?
Se Renzi resterà segretario del Pd sarà in grado di impedire qualsiasi soluzione diversa dalla sua visione. Con la promessa di gestire le liste elettorali, riuscirà a tenere con sé gran parte della sua maggioranza.
E se Mattarella spingesse per proseguire la legislatura?
Il Presidente della Repubblica deve fare comunque i conti con gli orientamenti delle forze politiche, a partire dal partito di maggioranza relativa. Se Renzi sceglie fino in fondo la strada dell’avventura, Mattarella non ha grandi alternative. Ma questa scelta creerebbe di certo ulteriori lacerazioni all’interno del Pd.
Con la fuoriuscita della minoranza?
Dubito che possa seguire il segretario la parte del Pd che ha votato No al referendum.
Sinistra italiana sarebbe l’approdo naturale per gli eventuali fuoriusciti?
Se si andasse a elezioni anticipate lavoreremmo per costruire un campo progressista alternativo al renzismo e al partito della nazione. Un campo in cui ci sarà sicuramente un pezzo della sinistra Pd, Sinistra italiana e varie personalità che hanno animato i comitati del No. Proveremo a riunificare un mondo e a costruire un centro sinistra che abbia come bussola fondamentale la Costituzione.
E se oltre a voi ci fosse in campo una “ lista arancione” che guarda a Renzi?
Ammesso che questo progetto esistesse prima del referendum, mi pare che sia stato travolto dalla valanga dei No.
Sinistra italiana ha fissato il congresso proprio a febbraio. Se si votasse subito cosa succederebbe?
Dovremmo rivedere il nostro calendario, la priorità diventerebbe costruire un grande evento democratico e partecipativo per scegliere la guida di questo campo progressista.
Lei si candida?
Mi pare prematuro, prima viene il progetto.
Se si votasse a breve non sarebbe così prematuro...
Io ho le mie idee sul profilo che deve avere Sinistra italiana, una forza che deve essere popolare e di governo. Se ci sarà il congresso queste idee le metterò sicuramente in campo, poi sceglieremo il candidato. Penso a una sinistra radicale nell’analisi della fase ma con la mentalità, il linguaggio e il profilo della sinistra di governo. Penso, ad esempio, che anche Luigi De Magistris debba far parte di questo progetto.
Radicale nell’analisi ma con una mentalità di governo, praticamente il Pds?
La mia idea è di ricostruire il meglio dell’ispirazione dell’Ulivo, che univa culture politiche. Avendo chiara la discontinuità programmatica che oggi occorre rispetto agli errori del passato.