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L’Fsb punta il dito contro i servizi ucraini per l’omicidio di Darya Dugina. A eseguire l’attentato sarebbe stata, secondo quanto hanno stabilito i servizi russi a meno di 48 ore dall’attentato, l’ucraina Natalya Vovk, di 43 anni, che sarebbe in seguito riuscita a fuggire in Estonia, rende noto l’agenzia russa Tass. «A seguito di misure di ricerca urgenti, il Servizio di sicurezza federale ha risolto l’omicidio della giornalista Darya Dugina», ha annunciato l’Fsb. Si ritiene che il padre della vittima, Alexander Dugin, intellettuale ultranazionalista accanito sostenitore della guerra in Ucraina, fosse il probabile bersaglio dell’attacco. Daria Dugina è stata uccisa sabato mentre guidava una Toyota Land Cruiser su un’autostrada a circa 40 chilometri da Mosca. Secondo i media russi, la donna all’ultimo momento ha preso l’auto di suo padre. Dugin, 60 anni, noto anche come "Rasputin di Putin" o "cervello di Putin", ha sostenuto a lungo l’unificazione dei territori di lingua russa in un nuovo vasto impero russo. È stato inserito nell’elenco dei destinatari delle sanzioni occidentali dopo che la Russia ha annesso la Crimea nel 2014. Per pianificare l’omicidio e raccogliere informazioni sullo stile di vita di Daria Dugina, Natalia Vovk, avrebbe affittato un appartamento nello stesso palazzo di Mosca in cui viveva la vittima. La donna, classe 1979, sarebbe arrivata in Russia il 23 luglio scorso insieme alla figlia di 12 anni, Sofya Shaban. «Il giorno dell’omicidio, Vovk e Shaban hanno partecipato al festival letterario e musicale Tradition, dove Dugina era presente come ospite d’onore», si legge in una nota dell’Fsb. Nella quale si rivela ancora che «per spiare la giornalista Vovk ha utilizzato un’auto Mini Cooper» e che «quando è entrato in Russia, il veicolo aveva una targa della Repubblica popolare di Donetsk - E982XH Dpr, a Mosca una targa del Kazakistan, 172AJD02, e quando è uscita una targa ucraina AH7771IP». Quindi, dopo aver azionato da remoto l’esplosivo collocato nella Toyota Land Cruiser Prado dove è salita la Dugina - e dove sarebbe dovuto salire anche il padre - la donna, che ha usato nei suoi spostamenti vari documenti di identità, avrebbe guidato attraverso la regione di Pskov fino all’Estonia, insieme alla figlia, in un viaggio di circa 12 ore. Darya Dugina era «stella nascente» ed è stata «uccisa a tradimento dai nemici della Russia», in «un atto di terrorismo del regime nazista ucraino», dice il padre in una dichiarazione rilasciata da uno stretto collaboratore. «Era una bellissima donna ortodossa, una patriota, una reporter di guerra, un’esperta per la tv centrale e una filosofa», ha affermato Dugin ricordando la figlia, morta «davanti a me». Ora, ha aggiunto riferendosi al conflitto in Ucraina, «abbiamo bisogno solo della vittoria. Mia figlia ha sacrificato la sua vita di giovane donna sul suo altare. Quindi per favore raggiungetela!». Mentre il presidente russo Vladimir Putin, in un messaggio di condoglianze pubblicato dal Cremlino, ha denunciato come «crimine vile, crudele», quello che «ha messo fine prematuramente alla vita di Darya Dugina, una persona brillante e talentuosa dotata di un cuore autenticamente russo».