L'ultima grande azienda italiana acquistata dagli stranieri era stata Pininfarina, celebre firma dell’ingegneria e del design apposta sulle carrozzerie delle nostre automobili. A rilevarla, nel dicembre scorso, il gruppo indiano Mahindra, per circa 150 milioni di euro. RISULTATI O SENTIMENTI?Il paventato passaggio del Milan ai cinesi, con i colossi Alibaba e Hutchison Whampoa impegnati in un derby quanto mai simbolico, allungherebbe una lista già corposa. Con buona pace dei nostalgici, peraltro sempre più in minoranza, anche perchè nel calcio così come in borsa e negli affari i risultati vengono ormai prima dei sentimenti e delle bandiere, che vengono progressivamente ammainate. Sono ormai una decina i grandi marchi italiani già passati sotto il controllo del Celeste Impero. Secondo i dati raccolti da Reuters, l'Italia è il secondo mercato di riferimento per gli investimenti cinesi in Europa e il quinto su scala mondiale. SHOPPING “SELVAGGIO” Nel 2015 l'azienda alimentare Fiorucci, già transitata in mani spagnole e americane, è stata rilevata dalla Shuanghui International Holdings. Il mitico Prosciutto di Parma insomma da un anno è ormai nelle mani di chi è cresciuto mangiando riso e tofu. Nel 2012 nel carrello orientale erano finiti il Gruppo Ferretti, che produce yacht di lusso, la De Tomaso Automobili e la moda di Miss Sixty. Ancora prima la Cina aveva messo le mani sugli abiti in lana firmati Cerruti, sui prodotti in pelle di Desmo e sulle motociclette Benelli. PARTECIPAZIONI D'ECCEZIONEIl Celeste Impero, e mai denominazione fu più azzeccata, ha messo gli occhi anche su aziende molto più grandi ed è entrato in possesso del 2% del capitale di Telecom, Fiat-Chrysler, Eni e Enel. Sono diventati cinesi anche il 35% di Cdp Reti, che controlla Snam e Terna, e il 40% di Ansaldo Energia. Ma l'operazione che simbolicamente ha fatto più rumore è stata legata all'ingresso di Chem-China in Pirelli, che ha portato l'azienda a controllare il quinto produttore di pneumatici al mondo e ad affermarsi come leader globale nel settore. Considerando che si tratta dello sponsor storico dell'Inter, in terra asiatica si rinnoverebbe il derby con il Milan.L'ALLARME DI EURISPES Secondo una ricerca sono già 437 i marchi del "Made in Italy" finiti in mano straniera. Secondo le previsioni più catastrofiste perfino i brand più prestigiosi, da Finmeccanica a Barilla e Ferrero, rischiano la colonizzazione. In realtà non è detto che sia sempre un male e d'altronde anche in Germania colossi d'oltre confine investono a mani basse. Di rado poi avviene anche il contrario, dal momento che tante aziende della nostra Penisola sono molto attive all'estero, soprattutto in Africa. In un mondo sempre più globale è probabilmente una tendenza inarrestabile. Accelerata dalla drammatica crisi economica del Bel Paese.