Ci sono scienziati, oltre che esperti di economia, nella «commissione che come sapete è coordinata dal dottor Colao», ricorda
Giuseppe Conte. Ci sono scienziati, tra cui per esempio il presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica, Fabrizio Starace,
intervistato dal Dubbio pochi giorni fa. E forse c’è proprio l’attenta guida di persone come il dottor Starace dietro il passo delicatissimo, paragonabile solo alle decisioni assunte in tempo di guerra, compiuto pochi minuti fa dal premier in conferenza stampa.
Il dpcm: fase 2 dal 4 maggio
Un passo e insieme un appello contenuti nella storica, epocale conferenza stampa con cui il presidente del Consiglio annuncia il nuovo decreto, un
dpcm, appena firmato, che
prevede l’ingresso nella fase 2 a partire dal 4 maggio. Un discorso in cui Conte annuncia
«il graduale allentamento del lockdown».
Possibili viste a parenti e «attività motoria» non solo sotto casa
Si potrà uscire di casa per le ormai note giustificazioni, «muoversi ma solo all’interno della stessa regione». Ma si potrà uscire
non solo per «necessità stringenti, lavoro o salute»: ora sarà possibile farlo anche per fare
«visita a parenti», ma certo «senza organizzare party di famiglia, e sempre nel rispetto del distanziamento di almeno un metro, con l’uso di mascherine». Non solo. Perché sarà possibile uscire anche per la semplice
«attività motoria», e poterla svolgere persino «lontano dall’abitazione».
«Attività motoria», cioè passeggiate anche con bambini
Ecco, l’attività motoria, autorizzata dal capo del governo e dal suo dpcm,
è la vera chiave del lockdown attenuato. Perché la si potrà condurre anche lontano da casa. Vuol dire che, al netto di eventuali ordinanze restrittive dei governatori, a questo punto non facilmente comprensibili, si potrà passeggiare ovunque. E che anche i bambini potranno farlo, sempre «a un metro di distanza dagli altri». A «due metri» se si tratta di attività sportiva, cioè di jogging.
Ripartono manifattura, cantieri, ristorazione da asporto
Ecco il piano delle libertà individuali. Intrecciato con quelle produttive: riaprono «la manifattura, l’edilizia e i cantieri». Riparte dal 4 maggio «il commercio all’ingrosso» collegato a tali settori. Dal 18 maggio «potrà anche riprendere il relativo commercio al dettaglio».
E sempre dal 4 maggio riprende l’attività di esercizi come «bar e ristoranti relativamente al servizio da asporto», in aggiunta al già possibile, nelle Regioni dove non è stato vietato, «servizio di consegna a domicilio».
«Niente rabbia: vi sacrificate per il bene del Paese»
Ma tutto, proprio tutto il discorso di Giuseppe Conte, anche nella parte in cui conferma la inevitabile chiusura delle scuole «fino alla fine dell’anno scolastico», è
un esercizio difficilissimo di psicologia sociale. Perché in realtà, prima di riassumere i benefici economici già erogati, quelli in ritardo come la cassa integrazione straordinaria e quelli in arrivo come «il rinnovo del reddito da 600 euro, che potrà essere reiterato con un semplice clic, senza nuova domanda», prima di tutti i dettagli, il premier fa un discorso che sembra davvero ispirato all’emergenza psicosociale prima che sanitaria. «Molti di voi comprensibilmente avrebbero preferito un più ampio superamento delle restrizioni» ma, sillaba Conte, «non è possibile, e questo potrebbe creare rancori. Potrebbe per esempio indurre a individuare un colpevole e», attenzione a tale passaggio, «individuarlo negli altri, nelle istituzioni, nell’Europa» ma anche «in un familiare». La dimensione strettamente psicosociale qui è chiarissima. Ed è ancora più chiara nel rimedio proposto:
«Bisogna invece chiedersi cosa si può fare per l’Italia, cosa ciascuno di noi può fare per l’interesse collettivo». Ecco la soluzione. Il rovesciamento positivo della medaglia, dei limiti che in gran parte permangono, nella possibilità di viverli attivamente come sacrificio per il bene comune. Ottimo. Ma è tutto delicatissimo e incentrato su meccanismi di consapevolezza individuali e collettivi. Così come lo è l’altra chiave, l’altra prospettiva del discorso di Conte: il rischio. Perché «dobbiamo essere chiari, dircelo con franchezza: la fase 2 potrebbe comportare una ripresa della curva epidemiologica. È però un rischio che dobbiamo assumerci. Ma proprio perché ne siamo consapevoli, il governo ha già predisposto un complesso meccanismo che consentirà un controllo permanente dei dati trasferiti dalle Regioni al ministero della Salute. In modo», spiega Conte, da «cogliere eventuali ritorni del contagio e chiudere i rubinetti».
Dal 18 maggio allenamenti per la serie A
Ci si potrebbe soffermare su tanti altri dettagli. Ad esempio sulla «ripresa degli allenamenti per gli atleti professionisti e i non professionisti che Coni e federazioni considerano di interesse nazionale». Il che già ci dice che la tanto discussa ripartenza della serie A slitta di almeno due settimane, con Spadafora che oltretutto parla di «protocollo sanitario da rivedere». Si potrebbe parlare delle «cerimonie funebri che potranno di nuovo tenersi», ma con non più di «15 congiunti, preferibilmente all’aperto», mentre non si potrà tornare a messa, con i vescovi che già lamentano la «libertà di culto violata». Si potrebbe anche ricordare il «prezzo calmierato» garantito da Conte sulle mascherine: «Arcuri farà in modo che quelle chirurgiche costino o,50 euro l’una».
Il rischio di un’intera Nazione
Ma il senso vero, nel discorso del premier, è che
mai dalla Seconda guerra mondiale un Paese come l'Italia si era trovato nella condizione di dover intraprendere un nuovo cammino nella consapevolezza che in una prima fase potrebbe comportare, anzi quasi certamente comporterà nuove vittime, e un possibile, parziale e temporaneo dietrofront. È qualcosa di
inconcepibile al di fuori di una prospettiva bellica. Ed è proprio nella incredibile, anche tragica richiesta di «assumersi il rischio» che sta il senso del discorso di Giuseppe Conte. Una chiamata alle armi, non la prima della emergenza coronavirus, che stavolta davvero fa tremare le vene ai polsi.