Arriverà nel primo pomeriggio a
Roma il primo volo dell'aeronautica militare con a bordo i nostri connazionali, ma anche una ventina di cittadini afghani, partito ieri sera da Kabul. Lo ha riferito la giornalista di
Sky Tg24 che si trova a bordo dell'aereo che in questo momento ha fatto un secondo scalo tecnico ad Islamabad, in Pakistan.
Civili in fuga da Kabul
Intanto, i civili in fuga hanno preso d’assalto l’aeroporto di
Kabul. Gli afghani che cercano di lasciare il Paese sono sulle piste e arrampicati alle scale dei ’finger’ dello scalo. I soldati americani hanno messo in sicurezza il perimetro dello scalo, ma faticano a mantenere l’ordine dentro, tanto che sono arrivati a dover sparare colpi in aria per mantenere il controllo.
Germania via
Anche i cittadini tedeschi iniziano a lasciare Kabul. Personale dell’ambasciata tedesca nella capitale afghana è arrivato a Doha alle prime ore di oggi a bordo di un aereo americano, come riferisce l’agenzia Dpa. A bordo anche quattro persone della rappresentanza della Svizzera. Venerdì la Germania ha annunciato la decisione di ridurre al «minimo assoluto» il personale della sua ambasciata nella capitale afghana e ieri tutto lo staff è stato trasferito presso l’aeroporto di Kabul.
Le compagnie aeree
Nel frattempo, diverse compagnie aeree hanno sospeso i collegamenti con
l’Afghanistan o cambiato i piani di volo per evitare lo spazio aereo afghano, come riporta la
Cnn.
Emirates ha annunciato lo stop ai voli da e per Kabul. Stessa decisione per
FlyDubai, come confermato da un portavoce. United Airlines ha invece fatto sapere che cambieranno i piani di volo con una decisione che interessa in particolare i collegamenti con l’India. Stessa scelta, secondo la Bbc, anche da parte di
British Airways e Virgin Atlantic. Da
Air India hanno fatto sapere alla Cnn che la compagnia aerea «sta monitorando attentamente la situazione» con l’obiettivo di continuare a garantire i voli da e per l’Afghanistan a patto che la situazione lo consenta.
Dalla Corea del Sud
La Corea del Sud ha deciso di chiudere temporaneamente l’ambasciata a Kabul e ha trasferito la maggior parte del personale diplomatico in un Paese del
Medio Oriente. Lo riporta l’agenzia
Yonhap dopo un annuncio in tal senso del ministero degli Esteri secondo cui restano in sicurezza in Afghanistan una piccola parte dello staff dell’ambasciata, compreso l’ambasciatore.
Qui Usa
Tutto il personale dell’ambasciata americana a Kabul ha lasciato la rappresentanza diplomatica, si trova presso l’aeroporto di Kabul e i militari americani garantiscono «la sicurezza del perimetro» dello scalo. Lo ha reso noto il Dipartimento di Stato. «Possiamo confermare che è stato completato il trasferimento in sicurezza di tutto il personale dell’ambasciata. Tutto lo staff dell’ambasciata si trova presso l’aeroporto internazionale
Hamid Karzai, il cui perimetro è protetto dai militari americani», ha fatto sapere il portavoce,
Ned Price, come riporta la Cnn.
Tutelare i diritti delle donne
Un appello al governo e ai parlamentari italiani ed europei affinché tutelino i diritti delle donne, in particolare quelle afghane dopo la riconquista del potere da parte dei talebani è stato fatto dal coordinamento dei comitati di “
Se non ora quando”. Nel documento si chiede una presa di posizione da parte del governo italiano e dell'Europa su una serie di punti: «Che non vengano fatti accordi in cui i diritti delle donne diventino merce di scambio; la sospensione dei rimpatri forzati in paesi dove non sono garantite le libertà democratiche; l'apertura di canali umanitari per accogliere e dare protezione alle persone che non sentono garantita la loro sicurezza in
Afghanistan». «Come donne italiane che hanno a cuore e si battono per i diritti delle donne, siamo estremamente preoccupate per la minaccia che l'offensiva dei talebani, ampiamente prevedibile con il ritiro delle truppe americane e della
Nato dall'Afghanistan, rappresenta per i diritti democratici della popolazione afghana ed in particolare i diritti delle donne afghane all'autodeterminazione», aggiunge il coordinamento in una nota. «Riteniamo che l'arretramento dei diritti delle donne afghane, - aggiunge - si collochi in un contesto più ampio di rischio di arretramento dei diritti di tutte le donne e della comunità
LGBTI come possiamo vedere nella stessa Europa in paesi come la
Polonia e
l'Ungheria, dove nel nome della protezione dei valori della famiglia tradizionale patriarcale vengono compressi i diritti delle singole persone e dove sotto il pretesto del rispetto della diversità culturale, vengono accettate tacitamente regole lesive dell'autodeterminazione degli individui, in particolare delle donne».
Servizio di sicurezza
Sono almeno 6mila i militari statunitensi destinati al servizio di sicurezza a
Kabul avranno ora il compito di mantenere in sicurezza l’intero perimetro dell’aeroporto della capitale dell’Afghanistan. È quanto dichiarato da un funzionario del dipartimento della Difesa Usa all’emittente «
Cnn». Lo schieramento dei militari mira a prevenire il caos presso l’aeroporto di Kabul. Infatti, dopo l’annuncio dell’ingresso dei talebani in città e l’occupazione del palazzo presidenziale, migliaia di afgani si sono riversati verso l’aeroporto per cercare di lasciare il Paese. I militari Usa, sempre secondo la fonte citata dalla «
Cnn», avranno anche il compito di prevenire eventuali attacchi dei talebani contro l’aeroporto, infatti per consentire l’evacuazione del personale diplomatico e dei collaboratori afgani è necessaria un’atmosfera sicura. Ieri il comandante del Comando centrale degli Stati Uniti, il generale
Frank McKenzie, ha incontrato i leader talebani a Doha in Qatar per sottolineare che l’unica missione degli Stati Uniti è al momento quella di far uscire le persone in sicurezza. Il piano di evacuazione originale che richiedeva 3.000 militari era essenzialmente basato su un ambiente sicuro, con una capitale ancora sotto il controllo del governo, ha osservato alla «
Cnn» il funzionario del dipartimento della Difesa. Secondo il funzionario del
Pentagono le forze statunitensi potrebbero finire per rimanere «tutto il tempo necessario» per far uscire statunitensi e afgani, ma «la strada da percorrere rimane incerta».