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Le attese riposte nel quarantaseiesimo presidente americano erano relativamente basse. Anziano, il quarto senatore più anziano, mai troppo brillante e tanto meno nelle vesti sempre scomode del vicepresidente con lo smagliante Obama, votato sì da una quantità di elettori senza precedenti ma più per i demeriti di Trump che per il suo carisma.
E probabilmente neppure questo sarebbe bastato senza la pandemia e la disastrosa reazione dell'allora presidente al maledetto imprevisto. Se nel tandem vincente qualcuno destava interesse e accendeva scintille si speranza e attesa era sin dall'inizio la sua vicepresidente, Kamala Harris, giovane, donna, nera, dinamica e aggressiva. Sul quasi ottantenne presidente, invece, le scommesse erano fiacche se non peggio. Le prime sorprese sono state poco gradite da questa parte dell'Atlantico.La politica aggressiva nei confronti di Russia e Cina ha spiazzato una Ue che marciva su binari ben diversi per non dire opposti.
Senza bisogno di ipotizzare complotti internazionali, è un fatto che l'attacco di Renzi al governo Conte abbia coinciso con l'approdo del vecchio Joe alla Casa Bianca ed è altrettanto certo che quel governo italiano non rispondeva alle esigenze di un molto più agguerrito schieramento atlantista, senza ambiguità e senza mezzi termini, avanzate dalla nuova amministrazione di Washington. Ma sin qui nulla di troppo stupefacente. Una simile sterzata era prevista, sia pure con vigorosità e drasticità minori, così come era prevista, oltre che molto auspicata, la svolta ambientalista dell’amministrazione democratica rispetto alle politiche letteralmente "antiecologiche" del Don.
La vera sorpresa è arrivata con lo stanziamento di 1.900 mld di dollari per l'American Rescue Plan, il piano di aiuti per chi è stato colpito dalle conseguenze della pandemia, che si sommano ai 2290 mld stanziati per gli investimenti con l'American Jobs Plan. Se il caso ricorda un precedente storico non è tanto il sempre citato New Deal di Roosevelt quanto Lyndon Johnson, un altro ' presidente per caso' ( entrò alla Casa Bianca dopo l’assassinio di John Frizgerald Kennedy), oltretutto, a differenza di Biden, proveniente dalle file più conservatrici del Partito democratico texano. Tuttavia il suo programma Great Society costituì il più poderoso intervento sociale negli Usa del dopoguerra. E' vero che il Piano di Biden, come quello di Roosevelt e a differenza di quello di Johnson parte dalla necessità di fronteggiare una crisi ma l'obiettivo va chiaramente oltre e si propone, come in quello della Great Society di affrontare, per la prima volta da decenni, il nodo delle diseguaglianze sociali.
A stretto giro è arrivata, due giorni fa, la richiesta di sospendere i brevetti per i vaccini anti Covid. La logia della scelta è stringente: senza sospensione dell'accordo TRIPs su brevetti e proprietà intellettuale non sarà possibile fronteggiare la pandemia nelle zone più povere del mondo. Le conseguenze saranno però esiziali su più fronti. Le variazioni del virus, senza adeguata copertura vaccinale, sono più una certezza che una minaccia. A quel punto, per fronteggiare il rischio varianti del virus capaci di sfuggire ai vaccini o peggio, sarà inevitabile fare degli Stati Uniti e dell'Europa fortezze a prova di immigrato potenzialmente infetto. Solo che, non essendoci muri o barriere tali da azzerare gli arrivi, lo sbarco o l'ingresso del virus variato negli Usa, in Canada o nei Paesi Ue sarebbe prima o poi inevitabile. Tuttavia, nonostante queste considerazioni fossero già largamente condivise, sia gli Usa che l’Unione europea, in sede di WTO, si sono schierate contro la sospensione degli accordi TRIPs e lo stesso governo italiano, nonostante fosse impegnato da documenti approvati dal Parlamento a spingere su Bruxelles per invertire la rotta ha in realtà fatto sinora ben poco.
Del resto quanto potente sia la pressione di Big Pharma lo si è visto con sin troppa evidenza nell'increscioso caso dei contratti sui vaccini sottoscritti dalla Commissione europea. Nessuno può realisticamente immaginare che le scelte dell’amministrazione statunitense non incidano a fondo su quelle della Ue. Non a caso subito dopo la svolta di Washington sulla liberalizzazione dei brevetti vaccinali, anche la Ue ha aperto il suo varco al ripensamento. Ma il vero nodo arriverà al pettine nei prossimi mesi, a fronte di una crisi sociale che probabilmente neppure il Piano Next Generation Eu basterà da solo a risolvere e con l'obbligo di ripensare per intero strategie e regole dell'Unione dopo la lunga e nefasta epoca del rigorismo. A quel punto il confronto con il modello di Biden diventerà per molti versi imprescindibile.