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Al termine di un dibattito di alcuni mesi, sono state approvate ieri dal Csm le “linee guida sulla comunicazione degli Uffici giudiziari” per una informazione basata sulla «trasparenza e comprensibilità» dell’attività giurisdizionale. Grande soddisfazione è stata espressa dal vice presidente Giovanni Legnini: «il Csm provvede a colmare un ritardo in materia di comunicazione rispetto agli altri Paesi europei. Con tale strumento di soft law si forniscono indicazioni e modelli organizzativiagli Uffici giudicanti e requirenti per accrescere la qualità e la tempestività della comunicazione delle decisioni giudiziarie». Una corretta comunicazione «aumenta la fiducia dei cittadini nella giustizia, nello Stato di diritto rafforza l’indipendenza della magistratura e l’autorevolezza delle Istituzioni», si legge nella premessa alla circolare. In questa ottica il rapporto giurisdizione/ media diventa di fondamentale importanza. A supporto dell’iniziativa del Csm, una raccomandazione del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa che prevede la creazione di posti di “portavoce giudiziario” presso i Tribunali affidati a professionisti della comunicazione. Il lavoro è stato condotto dalla Settima commissione, com- petente sull’organizzazionedegli uffici giudiziari, relatori i togati Nicola Clivio, Claudio Galoppi ed il laico Renato Balduzzi, con il contributo di giornalisti e scrittori, come Francesco Giorgino e Gianrico Carofiglio, sotto la supervisionedell’ex presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio. Sono state effettuate audizioni con l’Ordine dei giornalisti, con il Cnf e con l’Anm. Fra le premesse, evitare discriminazioni fra giornalisti e testate o creare canali comunicativiprivilegiati, personalizzare l’informazione, usare espressioni con giudizi di valore. La comunicazione deve essere di «effettivo interesse pubblico». Sono previsti doveri nei confronti degli individui, come il rispetto della vita privata o dei minori. E dei doveri di matrice processuale: rispetto del giusto processo, dei diritti della difesa, tutela della presunzione di non colpevolezza. Grande attenzione viene riposta ai termini da utilizzare. Si ribadisce la centralità del giudicato rispetto alla fase delle indagini preliminari ed il diritto dell’imputato a non apprendere dalla stampa quanto deve essergli comunicato in via riservata. Aspetto importante è la formazione dei magistrati alle nuove tecnologie e ai linguaggi media. Il procuratore resta il responsabile dei rapporti con la stampa. Al procuratore compete indicare la migliore strategia comunicativa, valutare i rischi di una eccessiva esposizione mediatica, garantire una collaborazione efficace con i sostituti. «In alcun modo, le linee guida intendono interferire sul libero esercizio dell’attività giornalistica o sulla ricerca delle fonti da parte della stampa, essendo indirizzate esclusivamente agli Uffici giudiziari, e quindi destinate ai soli magistrati», ha sottolineato Legnini per fugare il timore di una censura del Csm sugli organi d’informazione.