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Yoon Suk-yeol, destituito presidente della Corea del Sud
Yoon Suk-yeol, destituito presidente della Corea del Sud, non si è presentato oggi a un interrogatorio convocato dall’Ufficio per le indagini sulla corruzione di funzionari d’alto rango. Era stato citato per rispondere sulla proclamazione della legge marziale effettuata il 3 dicembre scorso.
L’Ufficio sta valutando la possibilità di emettere una seconda citazione e, secondo quanto riportato dall’agenzia Yonhap, potrebbe spiccare un ordine d’arresto. A Yoon Suk-yeol, così come ad alti componenti del suo governo, è stato vietato lasciare il Paese. Tra questi figura l’ex ministro della Difesa, Kim Yong-hyun, attualmente in custodia cautelare, insieme ad altri vertici militari e di polizia indagati per ammutinamento, abuso di potere o insurrezione.
Il reato di insurrezione potrebbe portare all’arresto di Yoon Suk-yeol, poiché l’immunità garantita dalla carica presidenziale decade in caso di questo specifico crimine. Destituito dal Parlamento lo scorso sabato, il futuro politico di Yoon è ora nelle mani del Tribunale costituzionale, che avrà sei mesi di tempo per stabilire se il presidente ha violato la Carta costituzionale e se la sua rimozione debba essere confermata o revocata.
Intanto, il ministro degli Esteri sudcoreano, Cho Tae-yul, ha commentato gli sviluppi della crisi durante una conferenza stampa congiunta con il ministro delle Finanze, Choi Sang-mok. «Il tentativo del presidente Yoon Suk-yeol di proclamare la legge marziale il 3 dicembre scorso, e la conseguente crisi istituzionale, hanno causato danni agli sforzi del governo sudcoreano per prendere contatti e avviare un dialogo con il team del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump», ha dichiarato Cho.
Secondo il ministro, la situazione ha frenato la comunicazione politica da entrambe le parti. «Seul aveva costruito una rete di canali di comunicazione con la campagna di Trump che erano “più forti di quelli di qualsiasi altro Paese”, ma la proclamazione della legge marziale ha minato “lo slancio politico” tra i due Paesi», ha aggiunto Cho.
In un’ammissione rara, il ministro degli Esteri ha confermato: «È vero che ci sono stati alcuni disagi nella comunicazione nelle ultime due settimane a causa di questa situazione». Durante la conferenza stampa, Cho e Choi hanno cercato di rassicurare gli alleati internazionali di Seul e calmare le preoccupazioni dei mercati finanziari, profondamente scossi dalla crisi politica senza precedenti che sta attraversando il Paese.