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Crisi di Hong Kong. La crisi di Hong Kong si mette anch’essa di mezzo fra Pechino e Washington.
Pechino contro Trump
Dopo l’occupazione del Parlamento da parte dei manifestanti ( che per le autorità cinesi è il «superamento di una linea rossa» ) e dopo lo sgombero tutto sommato pacifico da parte della polizia, dalla Cina è arrivato un forte richiamo al presidente degli Stati Uniti Trump, per le sue dichiarazioni a favore dei manifestanti.
«Deploriamo e l’evidente interferenza negli affari di Hong Kong e negli affari interni della Cina», ha commentato il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Geng Shuang.
Il presidente Usa aveva dichiarato che i giovani di Hong Kong manifestano per la democrazia, dopo avere giudicato «molto triste» la situazione politica e sociale di Hong Kong.
La Cina, ha aggiunto Geng, avverte gli Stati Uniti di «parlare e agire con cautela e di smettere di interferire negli affari interni di Hong Kong in ogni forma».
Indagine in corso
Il governo cinese ha condannato duramente l’assedio del Parlamento di Hong Kong e ha ribadito di sostenere l’autorità locale nelle indagini penali contro gli autori delle violenze.
«Questi atti gravi e illegali calpestano lo stato di diritto a Hong Kong, minano l’ordine sociale e sono un’aperta sfida alle basi del “un Paese, due sistemi”», ha detto il portavoce dell’Ufficio affari e commercio di Hong Kong e Macao.
Geng ha parlato di «grave interferenza» anche da parte del ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, che su Twitter ha manifestato «incrollabile sostegno a Hong Kong e alle sue libertà».
Londra ha condannato le violenze avvenute durante le proteste a, ma ha ammonito Pechino di non usare metodi repressivi, ricordando che «non cederà mai» nell'impegno per il rispetto delle libertà della sua ex colonia.