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Scontri con la polizia, lancio di molotov e lacrimogeni, corpo a corpo e largo uso di idranti contro i manifestanti. Ma il fatto più grave avvenuto ieri, durante le violente proteste ad Hong Kong, è il ferimento di un dimostrante raggiunto da un colpo d'arma da fuoco al petto, sparato da distanza ravvicinata da parte di un agente a Hoi Pa Street, nella zona di Tsuen Wan .
Numerosi video veicolati attraverso i social network hanno mostrato chiaramente che la polizia questa volta, dopo moltissime manifestazioni negli ultimi quattro mesi, ha fatto uso di proiettili veri mentre precedentemente si era limitata a quelli di gomma.
Il ferito è un diciottenne come riporta il quotidiano South China Morning Post, le immagini sono impressionanti e ritraggono il ragazzo riverso a terra mentre perde abbondantemente sangue proprio dal petto.
La polizia ha confermato quanto accaduto giustificando l'agente perché sarebbe stato, o si sarebbe sentito, in pericolo di vita. Il colpo infatti sarebbe partito mentre i manifestanti stavano caricando i poliziotti con spranghe e ombrelli.
Una circostanza che appare anche nel video dove si vede un gruppo di persone attaccare, anche se l'agente tiene fin da subito la pistola puntata ad altezza uomo. Il ferito, a quanto riportato da varie testimonianze, è ricoverato presso il Queen Elizabeth Hospital.
La tensione ad Hong Kong dunque sale sempre più alta, in qualche modo ci si aspettava che le manifestazioni potessero assumere un carattere violento. Nonostante il divieto di scendere in strada diramato dalle autorità in migliaia non si sono lasciati intimorire. In molti erano vestiti di nero e portavano la camicia rigorosamente infilata nei pantaloni, questo per smascherare in qualche modo possibili agenti provocatori che coprirebbero le armi con i lembi delle t- shirt.
Le proteste di piazza hanno investito diversi punti della città- stato, almeno sei distretti sono stati attraversati da altrettanti cortei, quasi dovunque si sono verificati incidenti. Almeno 15 stazioni della metropolitana e numerosi centri commerciali in città sono stati chiusi e circa seimila agenti sono stati impiegati sul territorio. Evacuato anche il Parlamento per paura di possibili irruzioni.
Il bilancio, che parla di 31 feriti, mentre scriviamo, appare comunque troppo esiguo rispetto alla vastità degli scontri e dall'allerta generale negli ospedali.
La protesta di massa si è tenuta mentre la Cina festeggiava il 70° anniversario della nascita della Repubblica Popolare e della presa del potere da parte del Pcc. Proprio quando ad Hong Kong infuriava la battaglia a Pechino sfilava tutta la potenza dell'arsenale militare cinese.
Non solo soldati e corpi d'élite ma soprattutto missili balistici intercontinentali e supersonici capaci di raggiungere gli Stati Uniti in meno di un'ora. Un segnale lanciato ai “nemici” esterni, ma anche verso coloro che invece brandivano ombrelli, divenuti il simbolo della lotta di Hong Kong. Al momento non sembra che la Cina voglia usare la forza per reprimere le proteste ma molto dipenderà dalla piega che prenderanno gli eventi.
Durante le manifestazioni di ieri gli slogan anti- cinesi sono risuonati forti, nonostante la legge sull'estradizione sia stata completamente ritirata il movimento pro- democrazia non si è fermato e si sono fatte strade nuove rivendicazioni come quella di un vero suffragio universale.
Nei cortei convivono il timore che l'influenza cinese aumenti a dismisura, ben prima del 2047 ( anno nel quale Hong Kong passerà interamente sotto il controllo di Pechino), la richiesta di un'inchiesta sulle violenze della polizia e, ad esempio, la solidarietà verso i tibetani, gli uiguri e tutte le minoranze considerate oppresse.
Ma soprattutto è esplosa la rabbia dei più giovani, molti dei quali vivono in condizioni economiche drammatiche in una città costosissima considerata un tempio della finanza e dove scorre, solo per pochi, un costante flusso di denaro.