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Covid
Il Covid torna a essere aggressivo e il colore delle regioni cambia nuovamente a un anno dall'inzio della pandemia anche in Italia. Ma è la diffusione delle varianti la grande incognita che pesa sul monitoraggio settimanale dell'epidemia in tutto il Paese.
I numeri non sono incoraggianti e avanza l'ipotesi di una eventuale fascia arancione nazionale da introdurre con il prossimo decreto e di prolungare fino al 5 marzo il blocco degli spostamenti tra Regioni, anche in zona gialla, in modo da allineare il divieto alla scadenza del Dpcm attualmente in vigore.
Oggi sono stati 14.931 i nuovi casi di Covid in Italia dopo aver analizzato 306.078 tamponi, conl’indice di positività al 4,9%. Nelle ultime 24 ore si registrano 251 morti che portano il totale delle vittime a 95.486 da inizio pandemia.In terapia intensiva sono ricoverate 2.063 persone (+4 da ieri). Iguariti in totale sono 2.315.687 (+12.488), gli attualmente positivi384.623 (+2.175). Ci ha lasciato anche Mauro Bellugi, il 71enne ex difensore, in nerazzurro dal 1967 al 1974, aveva subito qualche mese fa l’amputazione delle gambe a causa degli effetti devastanti del Covid.
Da domani, il quadro completo delle regioni non prevede nessuna fascia rossa, ma Umbria e Provincia di Bolzano hanno già predisposto zone rosse a livello regionale. In fascia arancione: Abruzzo, Liguria, Provincia autonoma di Bolzano, Provincia autonoma di Trento, Toscana, Umbria, Campania, Emilia Romagna e Molise. In fascia gialla: Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle Aosta e Veneto.
Nessuna regione in fascia bianca. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, firmerà in giornata la nuova ordinanza che andrà in vigore a partire da domenica 21. Secondo il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro in questa fase epidemica serve «grande prudenza, e un rafforzamento e intensificazione delle misure, anche con provvedimenti restrittivi mirati come stanno gia' facendo alcune regioni».
Gli fa eco il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza: «Il quadro epidemiologico e' in fase di transizione, abbiamo una sorta di stabilizzazione con una tendenza a un lieve incremento. Ma quello che preoccupa e' che in alcune sub- aree regionali vediamo incrementi di incidenza, come se ci fossero diversi focolai all'interno delle regioni.
Questo probabilmente è in parte dovuto alle nuove varianti, che hanno una maggiore trasmissibilità» Quanto ai colori, sfuma al fotofinish, alla luce dei dati il sogno della Val d'Aosta di diventare la prima regione in zona bianca, il quarto livello introdotto dal Dpcm di gennaio che consentirebbe una serie di riaperture, a partire dai ristoranti aperti a cena e, nel caso della piccola regione alpina, dallo sci amatoriale.
E sulla campagna vaccinale che avanza con difficoltà si abbatte l'ultima tegola: ieri sarebbero dovute arrivare in Italia 547.200 dosi di AstraZeneca che invece ha operato un taglio del 15 per cento. Novemila dosi in meno sono giunte nei centri vaccinali del Lazio, 5.000 in meno in Emilia Romagna e via via in proporzione in tutte le altre regioni che hanno già avviato da pochi giorni le vaccinazioni di insegnanti, forze dell'ordine, militari. Per il presidente della Regione Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti è «gravissima la riduzione improvvisa della consegna di vaccini Astrazeneca. Noi ce la stiamo mettendo tutta ma con questa incertezza è tutto più difficile. L’Italia tuteli gli interessi nazionali e le programmazioni delleRegioni, intanto prepariamoci alla produzione di vaccini validati da Ema e Aifa da parte delle nostre aziende».
Chiaro il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, in occasione della "Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario" che si celebra oggi aun anno dalla notizia del primo paziente Covid in Italia individuato a Codogn: «La pandemia di Covid ha messo in luce eamplificato carenze e zone grigie preesistenti nel nostroServizio sanitario nazionale, frutto di decenni di tagli linearie di politiche alimentate da una cultura aziendalistica che guardava alla salute e ai professionisti come costi su cuirisparmiare e non come risorse sulle quali investire. «Carenze nella sicurezza - ha aggiunto Anelli - che hanno portato molti medici a contagiarsi, alcuni a pagare con la vita il loro impegno. Il primo medico a perdere la vita è stato Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei medici di Varese enostro stretto collaboratore».