PHOTO
Gli inquirenti di Torino lo chiamano “controllo militare” della curva, tradotto: il patto tra i gruppi ultras del tifo juventino per ottenere biglietti omaggio e appunto controllare tutto ciò che si muoveva tra i supporters bianconeri nello Juventus stadium. All'alba di ieri quindì è scattata un'operazione di polizia da parte della Digos piemontese, denominata “Last banner”, che ha portato all'arresto di numerosi esponenti dei gruppi più noti. In manette dunque sono finiti in sei, Dino Mocciola, leader dei Drughi, Salvatore Cava, Domenico Scarano, Umberto Toia, leader di Tradizione, Luca Pavarino, Sergio Genre. Per altri 4, Fabio Trincchero, Giuseppe Franzo, Christian Fasoli, Roberto Drago sono stati disposti gli arresti domiciliari domiciliari. Obbligo di dimora invece per Massimo Toia e Massimo Corrado Vitale. Alcuni come Dino Mocciola sono personaggi notie già coinvolti in episodi di criminalità comune. Le accuse sono quelle di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata.. L'operazione poi ha riguardato anche altri gruppi ultras in tutta la regione Piemonte e altre città italiane. L'inchiesta è scaturita dalla denuncia della società juventina che ad un certo punto ha deciso di troncare con alcuni privilegi concessi ai capi del tifo organizzato, una circostanza che ha provocato la reazione di quest'ultimi i quali avrebbero minacciato la società di far squalificare la curva con slogan razzisti. Vengono poi riportati veri e propri atti di sopraffazione ai danni degli maltri spettatori che venivano allontanati con violenza dai posti per i quali avevano pagato perchè alcuni gruppi si riservavano intere fette di curva. E' stato il procuratore aggiunto Patrizia Caputo a spiegare: « ci sono stati episodi violenti nei confronti di singoli tifosi anche non appartenenti ai gruppi ultras» Addirittura il procuratore capo Paolo Borgna a dire che alcuni gruppi «per controllare una parte dello stadio si muovono per certi aspetti come un gruppo mafioso» anche se viene specificato che si tratta di «condotte non sufficienti per contestare il reato di associazione di stampo mafioso.»’