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Nemmeno il tempo di digerire l’arresto del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito che alla squadra di Virginia Raggi tocca fare i conti con un nuovo scossone. La Procura di Roma ha infatti iscritto sul registro degli indagati l’assessore allo Sport Daniele Frongia, fedelissimo della sindaca 5 Stelle, anche lui accusato di corruzione nell’inchiesta sul nuovo Stadio della Roma a Tor Di Valle. La sua posizione sembra già destinata all’archiviazione, ma intanto la notizia fa traballare ulteriormente la giunta capitolina.
A tirare in ballo Frongia è stato il costruttore Luca Parnasi, fulcro del filone principale dell’inchiesta, che qualche mese dopo l’arresto ha iniziato a parlare con i magistrati della Procura di Roma, raccontando quello che agli occhi degli inquirenti è apparso come un vero e proprio sistema, fatto di continue ricerche di coperture politiche per soddisfare fini privati. Un giro del quale, secondo le indagini, anche De Vito sarebbe parte attiva, con un ruolo speculare a quello di Parnasi.
Il costruttore, durante i suoi interrogatori, ha raccontato agli inquirenti di aver chiesto a Frongia di segnalargli il nome di qualcuno da assumere in Ampersand, una delle sue società, come responsabile delle relazioni istituzionali.
E il politico gli consegnò il curriculum di una 30enne sua amica, dipendente del Comune. L’assunzione, però, non si concretizzò a causa dell’arresto di Parnasi. L’assessore ha sempre negato di aver chiesto «alcun favore, ma di essersi limitato a presentare quella persona perché mi era stato chiesto». Così come lo stesso costruttore nega di aver mai subito pressioni dal politico.
«Ho appreso di essere coinvolto nell’indagine “Rinascimento” del 2017, per la quale non ho mai ricevuto alcuna comunicazione, elezione di domicilio o avviso di garanzia - ha dichiarato Frongia - Con il rispetto dovuto alla magistratura inquirente, avendo la certezza di non aver mai compiuto alcun reato e appurato che non ho mai ricevuto alcun avviso di garanzia, confido nell’imminente archiviazione».
Parnasi, pochi mesi fa, descriveva Frongia come «una persona per bene» : «non mi ha mai chiesto favori personali, denaro o altro - ha dichiarato Ricordo solo che in una occasione mi diede un curriculum di una dipendente o consulente del Comune di Roma. Mi parlò di questa ragazza dicendomi che poteva corrispondere alle mie esigenze. Era una ragazza gradevolissima di circa 30 anni». Con lui Parnasi parlò una settimana prima di essere arrestato, per spiegargli dell’ «idea che avevo avuto di realizzare un potenziale impianto per il basket, presso la sede della ex Fiera di Roma».
La consegna del curriculum avvenne al Campidoglio, «quando lo andai a trovare, mi parlò di questa ragazza, di cui non ricordo il nome, che però ho incontrato nel mio ufficio, gli ho fatto fare un colloquio anche con l’ingegnere che si occupa del personale - ha raccontato il costruttore poi però non c’è stato nessun seguito». Ma, aggiunge al pm Barbara Zuin che glielo chiede esplicitamente, «non mi ha mai detto “assumimi questa persona perché è amica mia, mi interessa” o cose di questo genere.
Mi ha dato il curriculum e poi io credo che la mia segretaria abbia organizzato l'incontro ed è venuta nel mio ufficio...L'ho incontrata e poi l'ho presentata al direttore del personale che gli ha fatto un altro pezzo di colloquio».
Ma l’intento di Parnasi di ottenere quanta più copertura politica possibile all’interno del Campidoglio emerge chiaramente dall’inchiesta “Congiunzione astrale”, che assieme al primo filone relativo alla costruzione del nuovo Stadio fotografa, scrive il gip, «il grave fenomeno corruttivo che si è realizzato ai vertici di Roma Capitale». Compito di De Vito è quello di intervenire, a seconda delle necessità, per indirizzare gli atti del Consiglio e della giunta, rivolgendosi, talvolta, direttamente agli assessori o ai consiglieri secondo i bisogni del privato. Camillo Mezzacapo, dal canto suo, rappresenta l’elemento di raccordo: è tramite gli incarichi professionali conferiti a lui e alla cognata e collaboratrice Virginia Vecchiarelli che i privati versavano le «tangenti», poi spostate attraverso un sistema di false fatturazioni sui conti della Mdl Srl, riconducibile a De Vito e Mezzacapo. E il costruttore «sollecita in maniera esplicita ed ottiene il favore di De Vito non solo in relazione all’operazione dello Stadio ma anche in relazione agli ulteriori progetti coltivati evidenziando al Presidente del Consiglio Comunale l’esigenza di allargare il consenso politico attraverso l’interlocuzione con altri esponenti del Movimento 5 Stelle come noto al governo della città di Roma». E sarebbe stato lo stesso presidente dell’Assemblea capitolina ad esprimere «l’intenzione di ricercare il sostegno di soggetti quali Ferrara ( Paolo, ndr) e Frongia appartenenti alla sua parte politica», così «da avere dalla loro parte la maggioranza consiliare».