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Un italiano, residente negli Stati Uniti, e già tornato l'America, sarebbe il primo caso di un connazionale positivo al coronavirus. L’uomo, di cui non si conosce l’identità, era un passeggero della Diamond Princess, la nave da crociera bloccata in Giappone.
È IL PRIMO CASO CHE RIGUARDA UN CONNAZIONALE
Un italiano, residente negli Stati Uniti, e già tornato l'America, sarebbe il primo caso di un connazionale positivo al coronavirus. L’uomo, di cui non si conosce l’identità, era un passeggero della Diamond Princess, la grande nave da crociera bloccata, in quarantena, a Yokohamna, in Giappone. La notizia è stata confermata da Stefano Verrecchia, capo dell'Unita di crisi della Farnesina.
A Pechino è arrivata intanto la task force dell'Organizzazione mondiale della Sanità per capire se davvero la situazione è sotto controllo come sembra emergere dagli ultimi bollettini. La missione dell'Oms ha già avuto i primi incontri con le autorità sanitarie cinesi.
L’epidemia continua a mietere vittime e a contagiare nuove persone, quasi tutte nella regione di Hubei, focolaio del virus e isolata dal resto della Cina ( oltre 60 milioni di persone sono chiuse nelle loro abitazioni). Tanto che oltre 30 mila medici sono stati inviati a Wuhan, la megalopoli capoluogo epicentro del contagio. Ad annunciarlo è Guo Yanhong, un funzionario della National Health Commission ( Nhc). Solo gli specialisti in Terapia intensiva inviati sono circa 11 mila, pari circa al 10% del numero totale dei camici bianchi di terapia intensiva presenti in tutto il paese asiatico.
Durante un incontro stampa a Pechino, Guo ha spiegato che anche tre gruppi di medici al top, guidati dagli accademici cinesi Zhong Nanshan, Li Lanjuan e Wang Chen, si sono uniti alla lotta in prima linea per cercare di venire a capo del virus. «Hanno fornito consulenze sul trattamento dei pazienti in condizioni critiche e hanno esplorato nuove terapie e tecniche», ha detto il funzionario, aggiungendo che ai piani di diagnosi e trattamento sarebbero state aggiunte tecniche mediche e terapie con una buona efficacia.
Intantoil numero di morti dell'epidemia di coronavirus Covid- 19 è salito a 1.775 e i contagi hanno superato i 70mila. Per capiure quanto eccezionale sia la situazione basti pensare che è slittata persino la sessione plenaria del parlamento cinese, un appuntamento annuale che si tiene ormai da un quarto di secolo sempre il 5 marzo.
Sul fronte delle buone nuove invece è di ieri la notizia di un malato di polmonite da coronavirus curato con una terapia al plasma. Lo ha annunciato Sun Yanrong, vice direttore del Centro cinese per lo sviluppo delle Biotecnologie che fa capo al ministero della Scienza e della Tecnologia, citato dall’agenzia Xinhua, nel corso di una conferenza stampa a Pechino. Sun ha poi citato miglioramenti anche di un altro paziente che ha ricevuto la stessa cura e che è in grado di alzarsi dal letto. Oltre al primo caso di dimissione da una struttura ospedaliera grazie a questo tipo di terapia - che prevede l’utilizzo di plasma donato da pazienti che hanno superato la malattia - anche altri dieci pazienti ancora ricoverati riceveranno questa settimana la stessa cura, ha aggiunto il funzionario del governo cinese. La terapia è attiva solo da pochi giorni: la prima dose di plasma raccolto da un paziente guarito dalla malattia risale all’ 1 febbraio scorso, e il primo caso di un paziente a essere sottoposto a questa cura, all’ospedale del distretto di Jiangxia a Wuhan, a pochi giorni dopo, il 9 febbraio scorso. Nella stessa conferenza stampa, Sun ha parlato anche di «effetti curativi» contro la polmonite da coronavirus anche di una medicina comunemente usata contro la malaria, il fosfato di clorochina, citando il risultati di alcuni test clinici.