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Dieci giorni di tempo per trovare una soluzione o l'Italia farà da sola. Giuseppe Conte sbatte i pugni sul tavolo e respinge la bozza in discussione al tavolo del Consiglio europeo sugli strumenti per fronteggiare la crisi economica legata al coronavirus. Una reazione durissima contro i tempi elefantiaci dell'Unione europea, che, di fatto, ha lasciato da sola l'Italia nell'affrontare la crisi più grande dal dopoguerra. Il premier, insieme al primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, ha dunque lanciato il suo ultimatum all'Ue, fissando un tempo limite per trovare «una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo». L’Italia, ha ricordato Conte, ha le carte in regola con la finanza pubblica visto che «il 2019 l’abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato». «Qui si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a reagire a una guerra che dobbiamo combattere insieme per vincerla quanto più rapidamente possibile», questo il ragionamento sottoposto da Conte ai leader Ue, ai quali ha ribadito il dovere di dare una risposta ai cittadini, che si aspettano una reazione unitaria, forte e coesa di fronte di fronte ad un'emergenza epocale. Ed è per questo motivo che non possono risultare sufficienti, secondo Conte e Sanchez, strumenti elaborati in passato e pensati per le tensioni finanziare di singoli Paesi. Pensiero che si sintetizza nella risposta al vetriolo del premier: «Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno. Le conseguenze del dopo Covid-19 vanno affrontate non nei prossimi mesi ma domani mattina». I lavori del Consiglio Ue si sarebbero conclusi con importanti aperture da parte del presidente della Repubblica francese Macron, ma anche di Portogallo, Grecia, Irlanda e Lussemburgo. Conte e Sanchez hanno affidato ai cinque presidenti delle istituzioni europee - la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, e la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde - un tempo minimo per formulare una proposta di risposta comune. Poco prima della riunione dei 27 leader, che si sono riuniti in videoconferenza, dal documento di conclusioni era sparito il riferimento all'utilizzo del Mes. «Respingiamo una mutualizzazione generalizzata dei debiti», ha detto prima dell'inizio del vertice il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. E anche la Germania ha ribadito con tempismo la sua posizione: «Non ritengo che gli Eurobond siano lo strumento giusto», aveva avvisato il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz. Altrettanto ferme Olanda e Finlandia. «Ma nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne», ha provato a spiegare Conte ai colleghi Ue. Francia, Irlanda, Grecia, Portogallo e Lussemburgo hanno plaudito al messaggio di Conte, ribadendo l'appoggio già espresso nella lettera sui Coronabond che hanno firmato in nove. Ma, per ora, non è servito.