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La Cina festeggia zero contagi e dà speranza al mondo nella lotta contro l’epidemia Covid-19. Non c’è affatto da abbassare la guardia e Pechino ne è consapevole, ma intanto è lieta di poter dire che non risultano nuovi casi di infezioni all’interno del paese, neanche nella provincia più colpita di Hubei con la sua città focolaio Wuhan. Città del paziente zero dove tutto si è originato in tempi e modalità ancora non chiariti (la Cina ha delle responsabilità sull’aver sottovalutato e nascosto all’inizio il diffondersi del coronavirus Sars-CoV-2), Wuhan ora vuole caratterizzarsi come la città della rinascita, e lo stesso presidente Xi l’ha visitata più volte per infondere coraggio, supervisionare le misure adottate e mandare un messaggio ai cinesi e al mondo. Mercoledì è stato il primo giorno senza nuovi contagi dall’inizio della crisi. Non si può dare per certe queste statistiche, visto il particolare regime dell’informazione in Cina, ma comunque è un segnale di tendenza che non si può e non si vuole ignorare. Tanto più che è stato conquistato a caro prezzo (i morti sono stati 3.245, ma anche qui i dati ufficiali potrebbero non essere esaustivi) e dopo lunghe settimane di chiusure totali. In Cina ci sono stati in totale 81.000 casi di infezione, ma solo 7.263 sono ancora malate di coronavirus. Misure draconiane ben peggiori e sanguinose di quelle adottate in Italia, ma che almeno si spera abbiano dato i loro frutti, almeno arginando i grandi numeri. 34 sono invece i nuovi casi di infezione in Cina arrivati dall’estero e individuati grazie alle rigide misure di screening per chi torna in patria, l'incremento giornaliero più grande nelle ultime due settimane. Anche due italiani sono risultati positivi al Covid-19 nel periodo obbligatorio di quarantena di 14 giorni dopo essere arrivati a Shanghai l'11 marzo: si tratta dei primi casi ufficialmente registrati in Cina che coinvolgono connazionali, anche se classificati come 'contagi importati'. In base a quanto spiegato dalla Commissione sanitaria municipale, il primo, partito da Amsterdam e arrivato a Shanghai via Parigi, è stato confermato positivo al coronavirus il 15 marzo, mentre il secondo, proveniente da Torino via Parigi, il 13 marzo. Anche i contagi importati sono un elemento importante. Infatti uno dei rischi maggiori in questo momento è l’ondata di ritorno: mai come ora il mondo è globale di fronte a un virus che non rispetta certo i confini nazionali , e fermare la malattia in un solo paese rischia di essere inutile se non si va nella stessa direzione anche nelle altre nazioni. Il presidente Xi Jinping in tal senso è stato molto chiaro: «Il virus potrebbe tornare, non possiamo abbassare la guardia»