È di almeno 129 morti e 59 feriti il bilancio della maxi evasione dal carcere di Makala, a Kinshasa, avvenuta nella notte tra il primo e il 2 settembre. Lo ha reso noto in conferenza stampa il vicepremier e ministro dell'Interno congolese dell'Interno Jacquemain Shabani, secondo cui delle 129 vittime 24 sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco e gli altri detenuti sono morti soffocati, tuttavia la cifra è ancora provvisoria.

Segnalati anche episodi di stupro nei confronti di diverse detenute. Anche a livello materiale i danni sono ingenti. L'edificio amministrativo è stato dato alle fiamme, così come quelli dell'anagrafe, dell'infermeria e dei depositi alimentari. L'oppositore Martin Fayulu ha condannato "il brutale assassinio dei prigionieri" e ha chiesto che venga fatta luce sull'accaduto e che i responsabili siano assicurati alla giustizia. 
In un comunicato, la Bill Clinton Peace Foundation (Fbcp) ha criticato la gestione del carcere, sottolineando l'urgenza di separare i militari dai civili, situazione che secondo l'organismo aggrava le tensioni già esistenti all'interno della struttura. Secondo i dati a disposizione della Fondazione, nel carcere di Makala sarebbero rinchiusi oltre 4 mila militari. La situazione a Makala era già motivo di preoccupazione prima di questo tentativo di fuga.

All'inizio di agosto, durante una visita al Centro di rieducazione penitenziaria di Kinshasa, il ministro della Giustizia, Constant Mutamba, aveva ribadito il suo impegno a decongestionare il carcere sovraffollato. Inizialmente progettata per ospitare 1.500 detenuti, la prigione di Makala ne ospita al momento diverse migliaia.