PHOTO
Graziano Mesina, in fuga dopo la condanna definitiva a 30 anni
In fuga dopo la condanna: dopo la pronuncia di ieri della Cassazione, che ha confermato la condanna a 30 di carcere, non si hanno più tracce di Graziano Mesina, ex primula rossa del banditismo sardo. Quando i carabinieri ieri sera sono andati a notificare la decisione e accompagnare Mesina in carcere, di lui non c'era già più traccia nella sua casa di Orgosolo, dove era tornato a vivere in libertà un anno fa per decorrenza dei termini. È condannato per traffico internazionale di droga. L’ex ergastolano non aveva l’obbligo di firma ma quello di dimora a Orgosolo (Nuoro), il suo paese. Mesina, 78 anni, era stato condannato per omicidio, quand’era giovane, e poi perché ritenuto responsabile di una serie di sequestri di persona, messi in atto tra gli anni ’60 e ’80. Per lui una lunga detenzione sempre interrotta tuttavia da una serie di evasioni, tra cui quelle dalle carceri di Nuoro, Sassari e Lecce. Nel 1992, quando era in libertà condizionale, fu protagonista dell’opera di mediazione con i banditi che portò alla liberazione Farouk Kassam, il bambino di sette anni sequestrato in Costa Smeralda, e del cui delitto sarà accusato e condannato l’ex latitante di Lula, Matteo Boe. Nel 2004, anche in seguito al ruolo, seppur controverso per la diversa lettura dei fatti con le forze dell’ordine, avuto nella liberazione del piccolo Farouk, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli concedette la grazia, controfirmata dall’allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Da uomo finalmente libero Mesina è ritornato a vivere nel suo paese, dove si dedicava all’attività di guida turistica, portando i visitatori nel Supramonte e in particolare nei luoghi dove erano accaduti alcuni conflitti a fuoco con le forze dell’ordine, che l’avevano visto protagonista. Tra i quali quello del 1967, a Osposidda, tra Orgosolo e Oliena, dove rimase ucciso il legionario spagnolo Miguel Atienza, scappato con Mesina dalle vecchie carceri di Sassari. Nella sparatoria furono colpiti a morte anche due carabinieri. Per quelle morti l’ex Primula rossa del Supramonte era stata assolta.