Oltre non si può andare. Oltre ci sono solo ipotesi e precedenti nella sfera dell’orripilante. Certo è che le
manifestazioni anti governative messe in scena oggi pomeriggio a
Roma (da
Casa Pound), a
Milano (dai
gilet arancioni dall’ineffabile generale
Antonio Pappalardo) e in altre città come
Torino e
Bologna rischiano di apparire davvero uno «sfregio alle vittime» del coronavirus, come ha detto l’ex presidente della Camera
Laura Boldrini. Tanto più se si considera che ancora oggi il
bollettino diffuso con triste puntualità dalla Protezione civile parla di 111 decessi causati dal covid in Italia, di cui la maggior parte, 67, in Lombardia. E proprio a Milano, i promotori della manifestazione arancione hanno avuto l’impudente disinvoltura di creare un assembramento di persone che in molti casi non avevano la mascherina.
I gilet arancioni assembrati a Milano
Oltre al gilet fosforescente, a
piazza Duomo sono comparse un centinaio di persone capitanate dal “generale”, un po’ di bandiere tricolori e, appunto, tante mascherine abbassate o invisibili. «Non indossare mascherine durante una manifestazione e non rispettare le distanze di sicurezza come fanno Pappalardo a Milano e Casapound a Roma è uno sfregio verso le vittime del coronavirus. Una deprecabile provocazione che mette a repentaglio salute e vita delle persone», ha commentato appunto Boldrini. A Milano d’altra parte le cose, per Pappalardo, non sono andate del tutto lisce. Già in passato protagonista di movimenti come quello dei
Forconi, il generale ha trascinato i suoi circa 100 gilet in una protesta che si è infiammata col passare delle ore, con
slogan contro la lira, e per chiedere la
caduta del governo.
Piazza Duomo transennata, poi le denunce
La zona di piazza Duomo è stata transennata e presidiata dalla polizia, finché lo stesso Pappalardo è stato identificato: sarà denunciato. Forse non sapeva – o forse sapeva e lo ha fatto apposta – che il
Dpcm del 17 maggio vieta ancora gli assembramenti. Fatto sta che i manifestanti sembrano non aver rispettato le misure di distanziamento né indossato le mascherine. «Ho chiesto al prefetto di denunciare gli organizzatori della manifestazione», ha scritto su facebook il sindaco di Milano
Beppe Sala, a proposito di quello che definisce un «atto di irresponsabilità in una città che così faticosamente cerca di uscire dalla difficile situazione in cui si trova».
La marcia su Roma (con pochi gilet e poche mascherine)
Gilet arancioni in piazza anche a Torino e a Bologna, ma è soprattutto nella Capitale che si è stati costretti a vivere una mattinata di grandissima tensione. In duecento hanno preso parte alla manifestazione organizzata via social, e senza alcun preavviso, dal gruppo facebook di
“Marcia su Roma” (sic!) e da Casa Pound nel tentativo di raggiungere Palazzo Chigi e piazza Montecitorio. Mezzi blindati della polizia e dei carabinieri, con gli agenti schierati in assetto antisommossa, hanno impedito l’afflusso chiudendo via del Corso. Tra i manifestanti, diversi col gilet arancione e alcune persone provenienti da
Bergamo, una delle zone più colpite dal coronavirus. L’idea, che ha accomunato i manifestanti, è che
la crisi sanitaria sia solo una invenzione della classe politica e una scusa per schedare i cittadini, costretti invece a fare i conti con una crisi economica senza precedenti. Tanti, che avevano sulle spalle la bandiera tricolore e non indossavano la mascherina per protesta, hanno gridato «libertà» e «con noi», lamentando di non avere più un lavoro e un reddito.
Le voci della manifestazione: «Abbiamo fame»
Altri, armati di megafoni, hanno richiamato l’attenzione sul fatto che «c’è gente che non mangia più e che non prende lo stipendio da mesi. Abbiamo fame». «Se siamo qui oggi è perché siamo veramente disperate», si sono sfogate alcune donne originarie di Bergamo. «Siamo persone perbene», ha detto una di loro a un agente, «tu sei mio fratello. Siamo tutti italiani». «Fateci passare che è la cosa più giusta», ha detto un’altra. Nessuna possibilità di raggiungere il cuore pulsante della politica, e così i manifestanti hanno deciso di rimanere a oltranza. «Occupiamo piazza Venezia e montiamo delle tende», hanno aggiunto. «Restiamo qui per il futuro dei nostri figli e per tutto quello che ci hanno levato in questi mesi, il governo ci ha tradito». Alla fine si devono contare, solo a Roma,
70 persone identificate e denunciate per manifestazione non autorizzata, e sono al vaglio anche le sanzioni riguardo il mancato rispetto delle norme anti-contagio.