Dal bipolarismo “drogato”, fondato sulla contrapposizione tra berlusconismo e anti-berlusconismo a quello tra renzismo e anti-renzismo. Ma con schieramenti con al loro interno amici e nemici. Per fare solo un esempio: Matteo Renzi, se l’Italicum, ovvero la nuova legge elettorale, restasse immutato dovrebbe mettere dentro la stessa lista anche i suoi nemici irriducibili della minoranza del Pd, «che lo vorrebbero morto». E allora, forse sarebbe meglio ritoccare la legge introducendo il premio di coalizione, al posto di quello al partito. E’ la sintesi del ragionamento del centrista, e molto di più, Fabrizio Cicchitto, tra i fondatori del Nuovo Centrodestra di Alfano e presidente della commissione Esteri di Montecitorio, in questa intervista a Il Dubbio. In omaggio al nome della testata, più che affermare una certezza, Cicchitto, preferisce metterla così: «Premesso che voterò sì alla riforma costituzionale, fatemi avanzare sull’Italicum un ragionevole dubbio... ».Presidente Cicchitto, ora che la riforma costituzionale è fatta, cosa pensa un centrista come lei della legge elettorale, che vi obbligherebbe a entrare in una lista con il Pd?«Prima però parliamo anche di riforma costituzionale, perché tutto si lega. Siamo al momento massimo dell’innovazione del sistema. Si smonta il meccanismo del bicameralismo e del bipolarismo che hanno dominato la vita politica e si smonta definitivamente la legge elettorale detta “Porcellum”. L’innovazione è profonda. Penso che sul referendum per l’abolizione di un sistema bloccato (si arrivava anche a quattro passaggi nella navetta legislativa tra Camera e Senato) non possano esserci dubbi nel dire si».Davvero non ha da fare nessuna critica?«Il punto è che si è aperta una nuova fase dopo quella fondata per vent’anni su berlusconismo e anti-berlusconismo. È stata una versione drogata del bipolarismo. Perché quello normale si fonda su un partito conservatore-liberale e su una sinistra riformista. E invece tutto si è ridotto a Berlusconi sì e Berlusconi no».Ma lei è stato anche uno dei più incisivi intellettuali del berlusconismo, sta criticando quella stagione?«Il punto è che Berlusconi prima nel ’94 e negli anni immediatamente successivi ha salvato la democrazia ma poi ha finito per suicidarsi politicamente nel triennio 2011-2014. Un suicidio accelerato certo da un attacco giudiziario di cui è stato vittima. Ma ci ha messo anche del suo, con errori politici e umani. Detto questo, da quando Renzi ha vinto le elezioni europee e ha superato Enrico Letta, si è avviata una nuova bipolarizzazione anche questa atipica. Il vecchio bipolarismo è morto nel 2013 con l’arrivo dei Cinquestelle... »Ed è nato il tripolarismo?«Si. E’ ed nata anche la tendenza a una atipica contrapposizione tra renzismo e anti-renzismo. Che vede l’incredibile convergenza tra Lega Nord,   l’ala piùestremista di Forza Italia - vedi, il mio amico Renato Brunetta (capogruppo Fi a Montecitorio ndr), i rappresentanti della vecchia ditta Pci nel Pd, e il M5s, divisi su tutto, ma accomunati dall’anti-renzismo. E poi ci sono vari sintomi che fanno pensare che si possa aggiungere una parte della Magistratura, dopo quello che è accaduto a Potenza. Non perché lì si è aperta una inchiesta, ma perché le intercettazioni sono arrivate sui giornali riaccendendo l’attenzione sul referendum delle trivelle».Alla luce di questo scenario, quale legge elettorale per lei va bene?«Non vedo nessuna contrapposizione di principio tra la scelta della lista unica con il premio al partito (Italicum ndr) e quella per il premio alla coalizione. Ma sottolineo che l’unico schieramento omogeneo in questa nuova tensione politica è rappresentato dal M5s. Una lista unica tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, con l’affievolimento della leadership berlusconiana, sarebbe di fatto una lista Meloni-Salvini».E ai centristi  che problemi si pongono?«Se si procedesse sullo schema della lista unica, Ncd e Scelta civica dovrebbero farne una loro e Renzi però dovrebbe  fare una lista con chi sta conlui ma anche con chi nel Pd lo vuole morto. Il problema, come diceva Machiavelli, non deriva dalla modellistica ma dalla realtà effettuale delle cose».Quindi?«Fermo restando, il sì alla riforma costituzionale, sulla legge elettorale tutti quanti dovremmo riflettere. Difficile mettere insieme liste comuni di amici e nemici».Vuole il premio di coalizione?«E’ un elemento di riflessione, l’esercizio di quel dubbio che dà il nome al vostro giornale».