PHOTO
Non è chiaro il motivo per cui Anna Rita Zappulla, la preside arrestata per aver usato «come fosse propria» l’auto della scuola, sia stata portata in carcere. Dove è rimasta due giorni, anche dopo aver avuto un’emorragia a causa di alcuni problemi di salute e nonostante il pm abbia chiesto i domiciliari. E non è chiaro dal momento che «non vi è neppure un elemento concreto» che potrebbe giustificarlo. È un caso strano quello della preside dell'istituto tecnico professionale Marconi di Imperia, arrestata al confine con la Francia come una pericolosa latitante. Perché per il giudice che martedì ha scarcerato la donna non ci sono elementi per parlare di peculato, ma solo di peculato d’uso, per il quale «l’arresto in flagranza non è consentito». Anna Rita, invece, pedinata per settimane, spiata col satellite che ha registrato ogni suo spostamento, è stata bloccata al rientro da Mentone - dove era andata, dice, per sbrigare una pratica scolastica - e condotta in carcere con uno «strepito mediatico», appunta il gip, che renderebbe comunque improbabile qualsiasi reiterazione.
«Anche se si fosse trattato di peculato, l’arresto sarebbe stato facoltativo», spiega al Dubbio il legale della donna, Andrea Rovere. Che parla di una «spettacolarizzazione fuori dal normale». Dopo essere stata arrestata, la preside ha trascorso parte della notte in pronto soccorso, per poi tornare in carcere, in attesa dell’interrogatorio di garanzia. «Come mai, dopo l’arresto, la stessa procura ha chiesto al gip gli arresti domiciliari? - si chiede Rovere - È molto strano». La donna, spiega Rovere, ha usato l’auto della scuola dopo aver distrutto in un incidente, avuto a febbraio scorso, la propria. «Ha usato così una Toyota regalata alla scuola per essere smontata e rimontata dagli studenti e sempre per motivi assolutamente istituzionali - sottolinea - Le è capitato di fermarsi a fare la spesa, ma pagava benzina e autostrada di tasca propria, senza mai chiedere un rimborso, anche quando la usava per motivi istituzionali, proprio per via dell’uso promiscuo che ne faceva. Non c’è stato alcun danno erariale». Non c’è stata nessuna richiesta ufficiale per l’utilizzo dell’auto, ma solo perché «avrebbe dovuto farla a se stessa, essendo la preside - aggiunge - ma lo ha comunicato comunque alla segreteria» . La donna, che ieri è tornata a scuola, «riuscendo a salvare quel finanziamento che, a causa dell’arresto, rischiava di andare perso», in caserma aveva provato a giustificarsi. «L’autorità di gestione Pon richiedeva che alcuni documenti fossero inseriti con una scadenza imminente», motivo per cui si sarebbe recata dalla sua segretaria, residente a Mentone. «Tutte le volte che l’auto viene monitorata all’estero - ha aggiunto - è per lo stesso motivo, a spese mie». E l’auto «non era nel mio esclusivo utilizzo, difatti qualora servisse ad altri colleghi per trasportare materiale o per eventuali corsi di formazione veniva utilizzata dagli stessi. Non ho mai negato l’utilizzo dell’auto quando veniva richiesto». Nessuno, però, «mi ha mai chiesto l’utilizzo della Toyota - ha concluso - Era in mio uso continuativo, ma gli altri la potevano utilizzare tranquillamente per le esigenze di servizio».
Per il pm, che parla di «spregiudicatezza», Anna Rita Zappulla si sarebbe invece appropriata dell’auto, «parcheggiandola, anche in orari notturni, nel condominio della propria abitazione e distraendo quindi lo stesso veicolo dagli scopi istituzionali». E ciò giustificherebbe l’accusa di peculato, alla quale la procura è arrivata dopo la segnalazione di un collega, secondo cui le giustificazioni della donna sarebbero «una pantomima creata ad hoc» : nessuno oltre lei, ha protestato davanti al pm, avrebbe potuto utilizzare quell’auto, tanto che in almeno due occasioni i colleghi sarebbero stati costretti a spostarsi con i propri mezzi per missioni ufficiali.
Per il gip Massimiliano Ranieri, però, «non risulta che vi sia stata una sottrazione alla destinazione pubblicistica originaria del mezzo che è rimasto a disposizione dell’ente per eventuali impieghi istituzionali». Nulla più che peculato d’uso, per il quale l’arresto è impossibile. Ma anche se si fosse trattato di peculato, aggiunge, «si verserebbe in ipotesi di arresto facoltativo», consentito solo in caso di fatti gravi, compiuti da soggetti pericolosi e con modalità particolari. «Condizioni che, nel caso in esame, mancano» precisa il gip, essendo Zappulla «un’ultrasessantenne plurilaureata e incensurata». E il pm «non le ha indicate, né ha chiarito le ragioni per cui l’indagata, per la quale ha richiesto gli arresti domiciliari, sia stata condotta in carcere».