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Chi ha diffuso questa settimana i video degli ultimi istanti dell’inseguimento da parte dei carabinieri dello scooter con a bordo il 19enne egiziano Ramy Elgaml, che alla fine è morto? I filmati in questione sono stati messi in onda nelle edizioni del mattino di mercoledì dei Tg di La7 e di Rai3 e poi ripresi da tutti i media nazionali.
Realizzati da una telecamera di sorveglianza del Comune di Milano, riprendono il momento esatto in cui l’auto del pronto intervento dei carabinieri, raggiunta alle 4 del mattino del 24 novembre scorso via Ripamonti, estrema periferia ovest del capoluogo lombardo, sembra "speronare" lo scooter condotto da un 22enne tunisino. Quest’ultimo, a differenza di Ramy che morirà sul colpo per l’impatto con un palo, riporterà solo qualche lesione. I video, sottoposti a sequestro, dovevano rimanere coperti dal segreto istruttorio. La loro divulgazione configurerebbe allora il reato di “rivelazione del segreto d’ufficio”.
Tale condotta illecita, secondo fonti qualificate, pare abbia irritato molto i vertici romani dell’Arma, che hanno manifestato tutto il proprio disappunto. La divulgazione, in questa delicata fase delle indagini, ha suscitato grande indignazione e un’accesa polemica politica, con l’accusa ai carabinieri, neppure tanto velata, di volere in qualche modo “coprire” l’accaduto. I diretti superiori gerarchici dei due militari, che ora rischiano l’accusa di omicidio volontario nella forma del dolo eventuale, invece avevano consegnato anche i video realizzati con una “dashcam” privata.
La telecamera, installata da uno dei militari sulla pattuglia per documentare l’attività operativa, aveva registrato pure le conversazioni fra i militari e l’operatore della centrale. In una comunicazione via radio, in particolare, veniva comunicato che i giovani a bordo dello scooter erano caduti, e un militare rispondeva “bene”. In quel momento, non sembrava essere ancora chiara la gravità dell’incidente.
I pm titolari dell’inchiesta, la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano e i sostituti Marco Cirigliano e Giancarla Serafini, al momento non hanno provveduto ad affidare la consulenza tecnica che dovrà permettere di ricostruire, con una visione approfondita dei filmati, l’esatta dinamica dell’incidente. «Piena fiducia nell’operato della magistratura», ha sottolineato il comandante provinciale di Milano. Il presidente della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana, ha stigmatizzato ieri la diffusione di questi filmati.