L’influencer e imprenditrice Chiara Ferragni è stata rinviata a giudizio per truffa aggravata in relazione alle operazioni commerciali legate alla vendita del ‘Pandoro Balocco Pink Christmas’ e delle uova di Pasqua, promosse come iniziative benefiche ma ritenute ingannevoli dalla Procura di Milano.

Ferragni: «Pronta a lottare per far emergere la mia innocenza»

Dopo la decisione della magistratura, Ferragni ha espresso il proprio rammarico con una dichiarazione ufficiale: «Credevo sinceramente che non fosse necessario celebrare un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno. Dovrò purtroppo convivere ancora del tempo con questa accusa, che ritengo profondamente ingiusta, ma sono pronta a lottare con ancora maggiore determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza».

I legali della difesa: «Non ha commesso alcun reato»

Gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, che difendono l’imprenditrice, hanno ribadito l’assenza di qualsiasi responsabilità penale: «Chiara Ferragni non ha commesso alcun reato. Restiamo fermamente convinti che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che ogni profilo controverso sia già stato affrontato e risolto avanti l’Agcom. L’interlocuzione con i pubblici ministeri non ha avuto l’esito auspicato e la Procura ha preferito demandare al giudice del dibattimento ogni decisione, nonostante sia evidente l’assenza di condotte costituenti reato e la mancanza delle condizioni di procedibilità. L’innocenza della nostra assistita verrà certamente acclarata in giudizio, che affronteremo serenamente».

Le accuse della Procura: «Consumatori indotti in errore»

Secondo l’accusa formulata dalla Procura di Milano, guidata dal procuratore Marcello Viola, la strategia commerciale avrebbe indotto in errore i consumatori, facendo loro credere che l’acquisto dei prodotti fosse direttamente legato a iniziative benefiche.

«La veridicità della campagna a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino attraverso il pandoro Balocco, venduto a Natale 2022 a un prezzo triplo (9,37 euro) rispetto a quello tradizionale (3,08 euro) e pubblicizzato sui canali di Ferragni, sarebbe stata garantita anche dalla credibilità di una influencer da circa 30 milioni di followers», aveva scritto la Procura generale presso la Corte di Cassazione all’inizio del 2024.

Le indagini hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati anche di Alessandra Balocco, amministratrice delegata dell’azienda dolciaria di Fossano, e di Fabio Salvatore Maria D’Amato, manager e braccio destro della Ferragni.

Le cifre dell’accusa: profitti milionari dalle uova di Pasqua

Oltre al caso del Pandoro, la Procura contesta anche la vendita delle uova di Pasqua, ritenendo che la campagna pubblicitaria abbia generato “un ingiusto profitto” per l’azienda produttrice Cerealitalia-Id Spa.

Secondo le contestazioni dei magistrati, «nel periodo tra il 3 febbraio 2021 e fine maggio 2021, l’azienda avrebbe guadagnato 5.665.177,24 euro grazie alla commercializzazione delle uova a marchio Ferragni». E ancora: «Tra il 22 novembre 2021 e fine maggio 2022, il profitto sarebbe stato ancora maggiore, raggiungendo i 7.459.310,21 euro».

La difesa di Balocco

Il collegio di difesa di Alessandra Balocco, guidato dagli avvocati Alessandra Bono e Alessandro Pistochini, appresa la notizia del decreto di citazione a giudizio, si dichiara profondamente stupito e amareggiato in merito alla scelta della Procura di Milano di devolvere al Giudice del dibattimento la decisione sulla vicenda, «che all’evidenza non ha alcuna rilevanza penale, tenuto conto della solidità degli argomenti giuridici sviluppati in un’articolata memoria difensiva», si legge in una nota.

«Tutto ciò è ancora più evidente alla luce della rimessione della querela che incide sulla procedibilità dal reato, salvo conservare – da parte della Procura – pervicacemente la contestazione di un’aggravante che nulla ha a che vedere con la tipologia dei fatti in contestazione. I legali dichiarano, infine, che affronteranno il giudizio con fiducia e serenità, nella piena convinzione dell’innocenza di Alessandra Balocco».