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Una vera e propria schedatura etnica, in diretta Facebook, eseguita da due esponenti di Fratelli d’Italia nel quartiere Bolognina, a Bologna. Si tratta del deputato Galeazzo Bignami di e Marco Lisei, consigliere comunale di Bologna e sicuro candidato alle regionali in Emilia, protagonisti di un video- censimento tra le case popolari, con lo scopo di dimostrare «la vera discriminazione a danno degli italiani fatta dalle sinistre». Ovvero, l’assegnazione delle case popolari «solo agli stranieri» .
«Ci diranno che stiamo violando la privacy - avevano sottolineato i due - ma non ce ne frega assolutamente nulla, perché se stai in un alloggio popolare e c'è il tuo nome sul campanello bisogna che ti metta nell'ottica che poi qualcuno può andare a vedere». Un censimento che, però, non ha riguardato una verifica della regolarità di quelle assegnazioni, come sottolineato dall’attivista per i diritti civili, l’avvocato Cathy La Torre: quelle case, infatti, sono state assegnate a chi ne aveva i requisiti e, dunque, legittimamente.
Ed è stata la stessa La Torre, che è anche promotrice del network “Odiare ti costa”, a presentare un esposto al garante della privacy. I due esponenti politici, infatti, hanno ripreso e mostrato online, sui propri profili Facebook, i nomi e i cognomi dei residenti del quartiere Bolognina, di fatto violando la loro privacy. «Sulle case e i negozi degli ebrei dice La Torre - i nazisti affiggevano cartelli che potessero agevolarne il riconoscimento. Oggi il censimento della razza che “ruba” agli ariani, si fa con telecamera e Facebook. Adesso rischiano un procedimento e pesanti sanzioni».
Subito dopo il censimento, dal passato è rispuntata una foto di Bignami, vestito da nazista, con svastica al braccio, durante una festa. Una foto tirata fuori da Repubblica nel 2016, quando Bignami era capogruppo di Forza Italia in Regione, e definita dallo stesso una “goliardata” per la sua festa di addio al celibato. «Fratelli D'Italia - ha denunciato La Torre - ha strizzato per troppo tempo l'occhio a queste marciume culturale e politico ed è arrivato il tempo che prendano provvedimenti. Altrimenti non ci resta che pensare che siano i primi a fomentare questa melma».
Contro il video si sono scagliati il sindaco Virginio Merola e il governatore uscente Stefano Bonaccini. «Ognuno usa gli strumenti che preferisce, ma non vorrei una guerra tra deboli», aveva replicato quest’ultimo. Mentre Merola aveva chiarito i criteri di assegnazione delle case popolari: «vengono concesse in base al reddito e al disagio sociale e non alla nazionalità - aveva sottolineato -. Se vedete i regolamenti della Lega, sono basati sull'anzianità di residenza, un criterio che esclude anche i lavoratori del Mezzogiorno».
Dal suo profilo Facebook Galeazzo ha provato a difendersi, attaccando la stampa e la sinistra, che però «mi hanno aiutato a far sapere che a Bologna il 60 per cento delle case popolari va a chi non è italiano - ha scritto -. Colpa di leggi e norme sbagliate che vanno cambiate». E ha aggiunto: «le cambieremo, quelle norme e regole, approvandone col consenso popolare di nuove e più eque, più trasparenti e condivise».