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Troppi detenuti in carcere. E nessuna soluzione concreta nel dl Ristori. La denuncia arriva da chi meno te lo aspetti, ovvero il pm anticamorra Catello Maresca. Proprio colui, cioè, che all’epoca della famosa circolare di marzo del Dap che consentì a molti detenuti ( la maggior parte dei quali in custodia cautelare e con diverse patologie) di scontare temporaneamente la pena ( o la misura cautelare) fuori dal carcere per evitare il rischio covid, denunciò una sorta di “libera tutti” per boss e gregari della criminalità organizzata, rischio riproposto, a suo dire, anche dalla successiva circolare. «Non ci resta che sperare – scriveva il magistrato a giugno scorso – che non torni il covid- 19, altrimenti ci sarà sicuramente un altro “liberi tutti”. Praticamente passa di nuovo il messaggio che nelle carceri non si possano assicurare dignitosi percorsi sanitari e terapeutici. Cosa peraltro non vera». Ma le cose sono cambiate. Maresca, che era intervenuto in Commissione Giustizia per un parere tecnico sul dl Ristori, lamenta proprio il basso impatto del provvedimento «sul sovraffollamento carcerario», come ha spiegato ieri all’Agi. E il sovraffollamento, oltre ad essere un problema strutturale in Italia, con tanto di ripetuti richiami da parte della Cedu, rischia di trasformare le carceri in una bomba sanitaria, così come dimostrato dai casi in continua crescita. L’ideale, per il pm, sarebbe far uscire dal carcere 20mila persone. Altrimenti, ha denunciato, «si perde il controllo della situazione epidemiologica nelle carceri».
Insomma, chi aveva sottovalutato il rischio, definendo le carceri il luogo più sicuro al mondo per stare lontani dal virus, ha dovuto ricredersi. Anche perché perfino il 41 bis si è dimostrato un sistema tutt’altro che sicuro per la salute dei detenuti, permeabile al virus come qualsiasi altro luogo. Per Maresca, «fronteggiare il Covid nelle celle con questo modo è sbagliato - ha sottolineato - si deve intervenire in maniera più efficace perché la situazione è grave». Non con un indulto o un’amnistia, che rappresenterebbero «una sconfitta dello Stato», ma attraverso «un intervento deflattivo importante, alzando il limite dei 18 mesi di pena residua da scontare per accedere al beneficio dei domiciliari, ma essendo sicuri che da questa misura siano esclusi i detenuti pericolosi». Nel dl Ristori, come noto, è stato stabilito che le pene detentive sotto un anno e mezzo potranno essere scontate fuori dal carcere, con l'applicazione del braccialetto elettronico, tranne che per i condannati per terrorismo, mafia, corruzione, voto di scambio, violenza sessuale, maltrattamenti e stalking e le persone coinvolte nei disordini delle rivolte in carcere. Ed è stato inoltre previsto il divieto di scioglimento del cumulo di pena per reati associati a mafia e terrorismo. Ma tutto ciò per il pm anticamorra non basta. Ed è per questo che ha chiesto «una sospensione nell’esecuzione della pena», con il trasferimento dal carcere ai domiciliari, «rendendo prossimo allo zero la possibilità che ne usufruiscano quelli condannati per mafia, terrorismo o gravi reati. Solo questo renderebbe più sopportabile la situazione dell’affollamento nelle carceri italiane».
Invece, «il numero dei contagi negli istituti di pena sale tra gli agenti ma soprattutto tra i detenuti. Lì il lockdown non lo si può fare e le celle sono sovraffollate». Per farlo tocca partire dal numero di detenuti in carcere: sono 54.767 quelli registrati ( 53.992 quelli fisicamente presenti), per una capienza regolamentare di 50.553, stando all’aggiornamento fatto al 13 novembre. E bisogna fare i conti, dunque, con le reali condizioni delle carceri, per rendersi conto che alcuni interventi sono, di fatto, irrealizzabili. Come i famosi riparti filtro, dove far permanere i nuovi arrivati fino a che non abbiano fatto il tampone. Ma «dove è possibile realizzarli? - si è chiesto Maresca - E si intende realizzarli spostando per liberarle detenuti da celle in altre celle dove già si è oltre il numero previsto?». Anche il braccialetto elettronico, misura indicata nel dl Ristori come alternativa al carcere, rimane una soluzione solo sulla carta, così come aveva già più volte denunciato Il Dubbio, evidenziando che dei 15mila braccialetti da produrre entro fine anno ne risultano disponibili soltanto 2600. «Pure ammettendo che la famosa dotazione di 1200 braccialetti al mese sia una fornitura già pagata fino al 31 dicembre - ha dunque concluso Maresca - non è proporzionale alla richiesta. E comunque sembra che già da metà ottobre le risorse finanziarie per quella spesa sono esaurite» .