Le carceri del Regno Unito stanno letteralmente esplodendo per il sovraffollamento e il governo è stato costretto a correre ai ripari applicando misure straordinarie, ma anche di naturale buon senso. Da oggi infatti sono stati rilasciati in anticipo 1100 detenuti nel quadro di un piano di emergenza che prevede di rimettere in libertà chiunque stia scontando una pena superiore ai 5 anni dopo aver passato almeno il 40% del suo tempo dietro le sbarre. Sono esclusi i detenuti che sono stati condannati per violenze gravi, crimini sessuali e terrorismo.

In realtà si tratta già di una seconda tranche di rilasci, iniziati a settembre, mentre il governo sta avviando un'importante revisione delle condanne che probabilmente porterà a nuovi modi di scontare la pena al di fuori delle carceri. L'intento è dunque quello di ridurre in modo drastico il sovraffollamento che soffoca gli istituti di pena e potrebbe portare i giudici a condannare le persone con quello che viene definito oltremanica “carcere fuori dal carcere”, una serie di misure che vanno dagli arresti domiciliari, all’obbligo di firma, ai cosiddetti lavori socialmente utili.

Il nuovo pacchetto di scarcerazioni è stato illustrato dalla ministra laburista della Giustizia, Shabana Mahmood in un incontro con i giornalisti: «Dobbiamo avere un piano a lungo termine che ci metta in una posizione diversa, in cui il carcere funziona, mantiene il pubblico al sicuro, ma che si occupi anche della riabilitazione dei delinquenti».

I rilasci anticipati sono conseguenza dei preoccupati avvertimenti dei funzionari penitenziari circa il rischio di un esaurimento completo dello spazio nelle carceri del Regno Unito. Il programma definitivo libererà 5500 posti in Inghilterra e Galles, rilasciando i detenuti che saranno monitorati dalle autorità britanniche. Molti di coloro che lasceranno le celle, proverranno da “carceri aperte”, cioè che hanno già seguito un percorso di riabilitazione.

In Gran Bretagna la popolazione carceraria è cresciuta di circa 4500 persone all'anno, più velocemente di quanto successo prima. L'attuale numero è di 87465 detenuti, con solo 1671 posti liberi rimasti. La ministra della Giustizia ha in tal senso assicurato che l’esecutivo laburista guidato da Keir Starmer costruirà i 14mila posti promessi ma non realizzati dai precedenti governi conservatori, ma vuole anche cambiare il modo in cui funzionano le condanne per evitare che la crisi del sovraffollamento si ripeta.

Shabana Mahmood ha spiegato che in questo momento si apre «l'opportunità di rimodellare e riprogettare l'aspetto della punizione al di fuori di una prigione. È chiaro che deve ancora essere una sanzione, le persone che hanno commesso dei reati devono ancora avere la loro libertà limitata, devono sapere e credere che ci sono conseguenze per aver infranto le nostre leggi».

Il programma sarà guidato da David Gauke, ex segretario alla Giustizia conservatore, ribellatosi a suo tempo al proprio partito da posizioni più moderate e progressiste. Il suo rapporto, atteso per la prossima primavera, esaminerà la sostituzione delle pene detentive brevi con nuove forme di punizione comunitaria e l'utilizzo della tecnologia per migliorare la riabilitazione dei detenuti. Tra gli strumenti che saranno impiegati, il cosiddetto “tag di sobrietà” che monitora se un trasgressore beve alcolici, insieme a dispositivi simili a orologi intelligenti, sperimentati in alcune parti degli Stati Uniti, che inviano messaggi immediati a coloro che infrangono le misure di sorveglianza e di limitazione della libertà.

Tuttavia nel programma di rilasci anticipati si sono verificati alcuni gravi errori da parte del governo. Trentasette detenuti le cui condanne non erano state correttamente registrate sono stati liberati anche non avendone diritto, anche se è stato assicurato che ora sono stati tutti individuati e rimessi in custodia. Una goccia nel mare di un provvedimento che renderà le prigioni britanniche più vivibili.

Secondo Mark Fairhurst, presidente nazionale della Prison Officers Association, il tasso di nuova carcerazione per i prigionieri rilasciati arriva quasi al 50% in alcune aree, il che significa che la metà dei detenuti rilasciati con licenza avrebbe violato le proprie condizioni. Ma in altri casi il percorso di riabilitazione si rivelato positivo e incoraggiante.