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Pierfrancesco Majorino, candidato del Pd alla presidenza della Lombardia, dice di sentire «tanta energia attorno» a lui, quella che serve per sottrarre alla destra la Regione «dopo 28 anni» di governo ininterrotto.
Lei è entrato per la prima volta in Consiglio comunale, da leader dell’opposizione, nel 2006. Il suo partito erano i Ds e il sindaco di Milano per il centrodestra era Letizia Moratti. Che effetto le fa vedere adesso Moratti candidata da Renzi e Calenda, due ex esponenti del Pd?
Mi dispiace che il Terzo Polo, che ha fatto opposizione a Fontana e Moratti in questi anni, abbia deciso di sostenerla, stracciando ogni ipotesi di accordo già preso col Pd su altri nomi, tra cui una persona perbene e rispettabile come Carlo Cottarelli.
Eppure, ancora due giorni fa Moratti sperava nell'apertura di un dialogo col Pd. Ci sono margini per un confronto con la candidata del Terzo Polo?
Con Moratti, come con Fontana, ci sarà modo di confrontarsi in modo acceso in campagna elettorale. Noi andiamo avanti per la nostra strada. Se Moratti davvero avesse voluto cambiare le cose in Regione avrebbe potuto sostenermi in maniera chiara, netta e trasparente. La verità è che lei ha cambiato schieramento solo perché rifiutata da Salvini e Meloni, ma per due anni ha votato tutti i provvedimenti di Fontana e ha presentato una lista civica piena di esponenti della destra radicale, persino secessionisti.
Sanità. Sembra essere questa la linea del fronte tra destra e sinistra, in Lombardia forse più che in altre Regioni. Quali sono le differenze tra lei e Fontana?Credo che Fontana abbia esaltato gli errori del passato e la pandemia ha contribuito a mettere a nudo le fragilità di un sistema che credevamo tutti più forte. Oggi la sanità lombarda discrimina chi ha meno. Chi ha le risorse si rivolge ai privati per arginare i tempi attesa biblici, a chi non ha lo stipendio di un presidente di Regione o di una ricca esponente dell'aristocrazia ambrosiana non resta che attendere. Perché un operaio, una cassiera, un'insegnante non possono mettere mano al portafogli per curarsi con tanta facilità.
Come pensa di cambiare questo sistema?
Smettendo di avere con i privati un rapporto opaco, introducendo regole chiare e trasparenti per l'ingaggio degli imprenditori della sanità nel sistema e mettendo al centro l'interesse pubblico. Non bisogna cambiare ma stravolgere questo modello e contemporaneamente rilanciare la medicina territoriale.
Fontana, Zaia e Bonaccini continuano a spingere per l'attuazione dell'autonomia differenziata. Lei che opinione ha in merito?
Credo che l'autonomia sia un principio sacrosanto se intesa come sostegno alle comunità, alle città, agli enti locali. È un'idea di autonomia molto diversa da quella che ha in mente Calderoli, che punta addirittura a regionalizzare la scuola. Per me è prioritaria la sburocratizzazione, rendere la vita più semplice alle imprese che voglio creare lavoro. Ecco, se discutessimo di questioni concrete e non facessimo dell'autonomia un tema ideologico potremmo anche dar vita a un confronto interessante.
Attualmente a sostenerla ci sono il Pd, Verdi e Sinistra italiana e + Europa. Ma in Lombardia sembra possibile l'intesa anche col Movimento 5 Stelle, Conte in persona ha aperto al dialogo con lei. C'è un’interlocuzione in corso?
Io non ho mai né demonizzato né inseguito il Movimento 5 Stelle. Ho apprezzato il loro ragionamento, innanzitutto dal punto di vista dell'approccio, visto che vogliono mettere al centro i contenuti. La prossima settimana verificheremo se ci sono le condizioni per un'alleanza.
Un'intesa con i grillini potrebbe però costarle l'addio di + Europa, categoricamente indisponibile a correre insieme ai 5S. Della Vedova pone le stesse condizioni di Calenda?
Non mescolerei mai l'atteggiamento di Della Vedova e quello di Calenda perché il leader di Azione ha tradito un accordo col Pd, il segretario di + Europa fa invece un ragionamento chiaro e leale: non vuole l'alleanza con i 5S alla luce del sole. Io credo però che dobbiamo essere ambiziosi e costruire un'alleanza più forte possibile: ampia e intransigente sui contenuti.
Sarebbe disposto a perdere per strada un alleato (+ Europa) per guadagnarne un altro ( il M5S)?
Non dobbiamo perdere nessuno, dobbiamo provare a estendere il perimetro dell'alleanza.
Lo sa che un'eventuale alleanza giallo- rossa in Lombardia potrebbe far saltare l'intesa col Terzo Polo nel Lazio, almeno secondo la “dottrina Calenda”?
Io penso alla Lombardia. Sono sicuro che il Pd nel Lazio farà le scelte giuste. Non mi preoccupano molto le riflessioni di Calenda. Per me il tema è come rilanciamo la sanità, come sosteniamo imprese e famiglie e come cambiamo la Regione. E il cambiamento non può avvenire attraverso chi questo sistema l'ha creato.
Viene descritto come un esponente radicale del Pd nonostante lei sia un uomo delle istituzioni. Si riconosce in questa ritratto?
Dipende da cosa si intende per essere radicali. Se significa battersi per i diritti dei disabili o di chi non ha un lavoro sono radicale, se significa rinchiudersi in un recinto non lo sono e non lo sono mai stato.
Stefano Bonaccini, ufficializzando la propria candidatura alla segreteria del Pd ha detto: «Ci confronteremo con Terzo Polo e 5S, ma certo non lasceremo loro la rappresentanza esclusiva di moderati e sinistra». Ma voler rappresentare tutti non è stata la debolezza maggiore del suo partito?
Il ragionamento che fa Bonaccini in realtà è lo stesso ragionamento del Lingotto ed io allora ero lì ad applaudire Veltroni. Bisogna evitare però che tra le varie anime del partito poi prevalga il compromesso al ribasso. E lo dico avendo apprezzato la riflessione di Stefano. Sono convinto che il congresso del Pd sarà molto più costruttivo e positivo dello spettacolo a cui abbiamo dato vita in queste incredibili settimane.
Ha già scelto chi sosterrà per la segreteria?
Sì, qualche idea ce l'ho e la dirò al momento opportuno.