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di Alessandro Costa
Il primo presidente democraticamente eletto della Tunisia Caid Essebsi è morto all’età di 92 anni. Uno degli ultimi allievi di Habib Bourghiba, il grande politico che ha condotto la Tunisia nell’acquisizione dell’indipendenza.
Mi trovavo a visitare il Tribunale di Tunisi per un progetto dell’Unione Europea sul Registro delle Imprese. Casualmente sono entrato insieme al mio accompagnatore del Ministero della Giustizia in un’aula ove era in corso un’udienza. Accanto a me assistevano anche due funzionari del Ministero della Giustizia dell’Arabia Saudita, in visita in Tunisia per uno scambio di esperienze sui sistemi giudiziari. Uno dei due sauditi chiede, forse ingenuamente, chi era la signora che sedeva in alto, da sola, rivolta a tutti gli spettatori. «E’ il giudice» risponde l’accompagnatore tunisino. Ma non finisce qui.
La signora si rivolge a voce alta e con tono autoritario ai due avvocati, uomini che, non solo si guardano bene dal risponderle, ma abbassano la testa confusi. I due funzionari sauditi escono dall’aula, evidentemente molto colpiti. Questa è la Tunisia che il Presidente Essebsi ha voluto consolidare nei 5 anni del suo mandato, dando una dimensione democratica alla piccola repubblica.
La Tunisia, un paese molto piccolo, che per certi versi assomiglia al nostro: scarsissime risorse energetiche ma una buona capacità manifatturiera. Il socialismo del primo presidente non ha mai represso l’iniziativa privata e quindi il paese ha potuto sviluppare una seppur limitata capacità imprenditoriale nella meccanica, nella trasformazione dei prodotti agricoli e più recentemente nell’elettronica e nei computer. Anche se il turismo ha conosciuto la crisi dopo gli attentati del Museo del Bardo e di Souse, esso rappresenta una risorsa importante, non solo per le infrastrutture ma per la grande capacità di accoglienza del popolo tunisino.
Dopo le primavere arabe del 2011 la Tunisia ha saputo liberarsi del padre- padrone, l’allora presidente Ben Ali evitando una guerra civile e passando attraverso la nomina di un’assemblea costituente. Un piccolo paese Arabo la cui costituzione prevede la libertà di credo religioso e l’uguaglianza tra uomini e donne. Una piccola comunità nella quale il partito islamista Ennahda, che aveva avuto la maggioranza nella costituente, ha successivamente perso le elezioni presidenziali, quelle che avevano espresso 5 anni fa il presidente che oggi non c’è più.
Molte di queste cose sono riportate persino dalla stampa del nostro paese che non brilla certo per interesse alla situazione internazionale ed in particolare quella dei paesi del mediterraneo che pure sono a noi cosi sorprendentemente vicini. Quello che non tutti sanno è che non solo si tratta dell’unico paese realmente democratico dell’area mediterranea e del mondo arabo, ma che è un paese con istituzioni consolidate e forti nelle quali crede la maggioranza dei cittadini. Anche nelle più piccole città il comune, il commissariato di polizia e la scuola sono sempre imbiancati di fresco, tenuti in ordine e rispettati, nella loro spesso disadorna semplicità. La medicina è di ottimo livello, soprattutto quella privata, ma anche a livello pubblico è assicurata a tutti i cittadini una sanità rispettabile. Le scuole e le università sono spesso ampiamente a livello di quelle dei paesi europei. Si dice che Ben Ali, il presidente deposto dalla rivoluzione avesse fatto in più di 20 anni due errori: garantire un alto livello di istruzione ai giovani e diffondere largamente l’accesso ad internet. Questi due errori gli sono stati fatali, anche se hanno permesso la crescita delle risorse giovani del paese.
Il vero problema non è il partito islamico ma l’insufficienza dello sviluppo economico, la Tunisia è un paese di giovani, spesso scolarizzati e qualificati che non trovano un lavoro, soprattutto nei governatorati del sud.
Si sarebbe tentati di domandarsi cosa ci interessa di un paese cosi piccolo e con poche risorse. In realtà un eventuale fallimento dell’unica democrazia finora nata dalle primavere arabe rappresenterebbe un vero disastro per l’Europa e un pesante precedente negativo per il prossimo futuro dell’Algeria che sta faticosamente percorrendo la via di una vera democrazia.
Sulla scia dei paesi europei il presidente Essebsi ha posto le fondamenta per uno stato democratico, realizzando una grande tornata di elezioni municipali che hanno visto la partecipazione di un grandissimo numero di cittadini.
A pochi chilometri dalle nostre coste e quindi dalle frontiere dell’Europa, la Tunisia rappresenta un fondamentale esempio di stato arabo democratico. L’Italia e l’Europa dovrebbero sostenerla e difenderla con tutti i mezzi possibili, perché il ritorno di un regime forte, o peggio del radicalismo islamico, comprometterebbe la speranza che questo piccolo paese continui a rappresentare un faro di democrazia e pluralismo per gli altri paesi del Mediterraneo.
Lo sviluppo economico di questa piccola repubblica araba dovrebbe consolidare un fondamentale ponte con la fascia mediterranea e potrebbe fornire un apporto non trascurabile nella stabilizzazione della Libia e nella gestione del problema dei migranti.