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“Fenomeni aerei non identificati” (UAP – “Unidentified Aerial Phenomena”). Così la Nasa definisce tutti quegli avvisamenti inspiegabili – tra cielo, mare e spazio - che ora sono oggetto di studio di un team di 16 scienziati ed esperti selezionati dall’agenzia spaziale americana, tra cui anche l’astronauta Scott Kelly, il primo americano a trascorrere quasi un anno in orbita. Se ne è parlato ieri per la prima volta in un incontro di quattro presso il quartier generale della Nasa a Washington, trasmesso anche in diretta come scelta di trasparenza.
“Non c’è alcuna evidenza concreta di una vita aliena collegabile” agli oggetti misteriosi nel cielo, ha concluso l’esponente della Nasa Dan Evans al termine dell’incontro. Degli 800 casi sotto inchiesta, solo una piccola parte può essere considerata “anomala”. Ma in ogni caso “gli attuali sistemi per la raccolta dei dati sono non sistematici e frammentati tra varie agenzie”, dunque insufficienti a fornire risposte certe. Ciononostante la Nasa continua a cercare, e a distanza di un anno dall’avvio dello studio guidato dall’astrofisico David Spergel, sottolinea che non ha intenzione di nascondere nulla. Una politica che sarebbe valsa agli scienziati anche minacce e insulti che mortificano “il processo scientifico”. “È proprio questo approccio rigoroso e basato sulle prove che permette di separare il fatto dalla finzione”, ha sottolineato ancora Evans.
Secondo l’astrofisico David Spergel, presidente del team, il gruppo sta esaminando quali informazioni non classificate sono disponibili sull’argomento e quanto altro è necessario per capire cosa sta succedendo nel cielo. Dallo studio sono esclusi dati militari segreti, come tutto ciò che circonda i presunti “palloni” spia dalla Cina avvistati negli gli Stati Uniti all’inizio di quest’anno. Da parte sua Kelly ha richiamato alla prudenza, avvertendo della possibilità che molti di questi “fenomeni inspiegabili” possano essere illusioni ottiche, semplici abbagli. E a questo proposito l’ex astronauta ha raccontato un episodio significativo: un volo Tomcat al largo di Virginia Beach anni fa, durante il quale il suo ufficiale di intercettazione radar sul sedile posteriore era convinto che avessero avvistato un Ufo. “Una volta mentre pilotavo un caccia il mio collega mi disse di aver visto un alieno – ha raccontato -. Tornammo indietro a controllare, ma era un palloncino del personaggio dei cartoni animati Simpson. Mio fratello invece aveva notato fuori dallo Shuttle un oggetto che sembrava pericoloso: lo aveva fotografato, ingrandito, e scoperto che era la stazione spaziale orbitante a 80 miglia di distanza”.
Un rapporto completo su quanto scoperto è atteso per fine anno, e sarà basato su fonti pubbliche. Mentre anche il Pentagono è a lavoro sullo stesso campo con l’Anomaly Resolution Office (AARO), che invece utilizza informazioni dell'intelligence.