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Probabilmente c’entra di più la campagna elettorale che una visione geopolitica, ma la promessa del primo ministro israeliano Bibi Netanyahu di annettere formalmente la Valle del Giordano se sarà rieletta sta già provocando un terremoto internazionale.
Il premier uscente di Tel Aviv che non è riuscito a formare una coalizione dopo le ultime elezioni e quindi si ritrova ad affrontare un incerto voto anticipato che si terrà il prossimo 17 settembre, negli ultimi anni ha già provveduto all’annessione ( sempre contestata e non riconosciuta dalla comunità internazionale) delle Alture del Golan e ha ottenuto da Trump il riconoscimento di Gerusalemme come capitale con il trasferimento dell’ambasciata statunitense ( iniziativa anche questa che non ha avuto molti seguiti nelle altre cancellerie, perché quasi nessuno riconosce l’annessione di Gerusalemme).
Ora Netanyahu – che ha spesso parlato dell’annessione delle aree cisgiordane dove sorgono colonie ebraiche – ha promesso di annettere la Valle del Giordano, la striscia lungo il fiume che confina con la Giordania.
Un’area molto importante perché è fertile e soprattutto per le ingenti risorse d’acqua, che Israele già controlla di fatto. Il tutto oltre a violare le norme internazionali renderebbe di fatto impraticabile la realizzazione di uno Stato palestinese, ridotto di fatto a territori frammentati e in gran parte marginali.
La Valle del Giordano, infatti, costituisce un terzo della Cisgiordania, e una sua grande parte è nel 60% di territori in cui nel corso degli anni si sono insediati i coloni israeliani.
Per questo contro la proposta elettorale di Netanyahu ( che ha disperato bisogno di consenso perché una possibile sconfitta segnerebbe la fine della sua lunga egemonia sulla politica israeliana e quindi cerca voti tra le frange più nazionaliste) ha subito fatto sollevare la protesta forte dei Paesi arabi e islamici, che accusano di voler in questo modo riportare la guerra nella regione.
La proposta, ha reagito Hanan Ashrawi, alta funzionaria palestinese, «distrugge ogni possibilità di pace» in un'area in cui già da giorni è un andirivieni di razzi e droni ( anche ieri l’aviazione israeliana ha colpito Hamas dopo il lancio di alcuni razzi).
Hanno fatto eco gli esponenti di Paesi come la Turchia, mentre l’Onu ha immediatamente lanciato un avvertimento contro i tentativi di destabilizzare illegalmente la zona già duramente vessata dal conflitto.
Condanna esplicita della promessa di annessione del premier israeliano anche da parte dell’Unione europea: «La politica di costruzione e di espansione degli insediamenti, anche a Gerusalemme est, è illegale ai sensi del diritto internazionale e le misure adottate in questo contesto minano la prospettiva della soluzione a due Stati e le prospettive di una pace duratura», si legge in una nota ufficiale della Commissione di Bruxelles.