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Anderson Torres, ex ministro della Giustizia in Brasile
La Corte suprema del Brasile ha ordinato la scarcerazione dell'ex ministro della Giustizia del Brasile ed ex segretario della Pubblica sicurezza del Distretto federale, Anderson Torres. Il funzionario era responsabile della sicurezza a Brasilia lo scorso 8 gennaio, quando migliaia di sostenitori dell'ex presidente Jair Bolsonaro irruppero negli edifici del parlamento, della Corte suprema e della presidenza della Repubblica.
Torres è accusato di aver sabotato il piano di sicurezza definito per la manifestazione sfociata negli atti vandalici. Secondo il giudice supremo Alexandre de Moraes sono venute meno le esigenze di custodia cautelare di Torres, e in particolare il rischio di inquinamento delle prove, essendo stati già acquisiti tutti gli atti necessari per portare avanti le indagini.
Torres, funzionario della Polizia federale in aspettativa, dovrà comunque rispettare alcune misure restrittive. I suoi spostamenti saranno monitorati attraverso l'uso di una cavigliera elettronica. Gli sarà inoltre vietato di lasciare il Distretto Federale e di uscire di casa durante gli orari notturni e nei fine settimana; dovrà consegnare il passaporto, presentarsi all'autorità giudiziaria una volta alla settimana, consegnare le armi in suo possesso e non potrà utilizzare i social network.
Il giudice de Moraes, aveva ordinato l'arresto di Torres il 10 gennaio. Il politico era stato arrestato il 14 gennaio all'aeroporto di Brasilia, subito dopo essere rientrato dagli Stati Uniti dove si trovava dal 6 gennaio. Dopo le violenze dell'8 gennaio il governatore lo aveva immediatamente sollevato dall'incarico. La posizione di Torres si è ulteriormente aggravata dopo il ritrovamento presso la sua abitazione di una bozza di decreto presidenziale che stabiliva lo "stato di difesa" presso il Tribunale superiore elettorale (Tse). Obiettivo della misura straordinaria, che non è stata mai firmata dall'allora presidente Jair Bolsonaro, era sospendere e rivedere il risultato elettorale favorevole al presidente Luiz Inacio Lula da Silva. La bozza stabiliva l'istituzione da parte del governo Bolsonaro dell'istituzione di una giunta a guida militare per il controllo della giustizia elettorale. Il collegio sarebbe stato composto da otto rappresentanti del ministero della Difesa, due rappresentanti della procura federale, due periti criminali, due rappresentanti del parlamento, un rappresentante della Corte dei conti, uno dell'Avvocatura dello Stato e uno del ministero della Trasparenza.
Secondo quanto definito nella bozza, il compito della giunta sarebbe stato quello di un «controllo di conformità legale del processo elettorale» terminato con la vittoria di Lula, anche ottenendo accesso alla corrispondenza telematica e telefonica dei giudici del Tse, per tutto il periodo elettorale fino alla nomina ufficiale di Lula il 12 dicembre. Lo stato di Difesa prevedeva anche la chiusura fisica e l'accesso limitato a soli autorizzati nella sede del tribunale e in tutte le aree interessate dal passaggio di documenti in merito al processo elettorale, come dati telematici, conteggio dei voti e scrutini dei voti raccolti dalle urne elettroniche in tutto il Paese.