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La Corte suprema del Brasile ( Stf) è intervenuta sul delitto d’onore, dichiarandolo con una storica sentenza incostituzionale. Una decisione, quella dei giudici di Brasilia, che mette mano alla tesi, consolidatasi nel tempo tanto nella società quanto nei Tribunali, della “legittima difesa dell’onore” per giustificare i femminicidi o per riconoscere le attenuanti nei casi di violenze. La sentenza è stata pronunciata all’unanimità ed è destinata a cambiare, seppur in parte, il volto di un paese in cui un certo retaggio si era sedimentato non nel corso degli anni, ma addirittura dei secoli.
Le difese delle persone accusate di aggressione o femminicidio sovente hanno fatto leva sulla possibilità di giustificare il loro comportamento per aver visto leso un elemento intoccabile: l’onore. La Corte ha motivato la propria decisione facendo leva sulla tesi secondo la quale la “legittima difesa dell’onore” è contraria ai principi della dignità umana, della tutela della vita e dell'uguaglianza di genere.
A imprimere una accelerata al nuovo e confortante orientamento giurisprudenziale è stato il Partito democratico laburista ( Pdt), che ha presentato un esposto in cui si rilevava che le assoluzioni degli imputati da parte di Tribunali, fondate sulla tesi della “legittima difesa dell’onore”, dovessero finalmente essere classificate come «nefaste, orrende e anacronistiche», nonché incompatibili con la Costituzione brasiliana. La Corte suprema del Brasile ha stabilito che la “legittima difesa dell'onore” non può essere utilizzata dagli avvocati, dalla polizia o dai magistrati, sia direttamente che indirettamente, a sostegno delle argomentazioni addotte. A questo punto sorge anche un’altra rilevante questione: i giudici costituzionali hanno stabilito che le Corti d’appello potranno ricevere ricorsi per l'annullamento delle assoluzioni, qualora si siano basate sulla tesi della “legittima difesa dell'onore”. Si potrebbe, pertanto, aprire una stagione di revisione dei processi, seppur per una precisa fetta di procedimenti già definiti ( circa un’ottantina di casi).
Il giudice, Dias Toffoli, relatore della causa davanti alla Corte suprema, ha sottolineato che il Brasile ha voltato pagina e finalmente ha assunto una posizione chiara a sostegno delle donne. «La cosiddetta “legittima difesa dell'onore” – ha detto l’alto magistrato - corrisponde, in realtà, a un odioso, disumano e crudele ricorso argomentativo- retorico, utilizzato dalle difese degli imputati di femminicidio o di aggressione alle donne, per attribuire alle vittime la causa della propria morte o della propria aggressione. Una situazione che ha contribuito alla giustificazione della cultura della violenza contro le donne qui in Brasile».
Nel paese sudamericano il dibattito si è fatto sempre più acceso negli ultimi anni. Già nel 2021 il ministro Gilmar Mendes ha classificato la tesi sulla legittima difesa dell’onore come inammissibile, «poiché basata su argomenti sessisti e patriarcali, in grado di fomentare la violenza di genere nella società». L'avvocata Rubia Abs da Cruz, esperta in diritti umani, partner della Ong Themis e membro dell’associazione a difesa dei diritti delle donne “Maria da Penha Law”, ritiene che la decisione della Corte suprema rappresenti un risultato molto importante per tutto il popolo brasiliano. «Tuttavia – commenta -, ritengo che sia deplorevole che un tema del genere debba ancora essere discusso oggi. Ci troviamo di fronte ad una svolta? Chissà. Ma è un peccato che nel 2023 dobbiamo ancora parlare di certi temi. La Corte suprema si è fatta carico di un problema culturale, ha preso una posizione e ha messo in discussione quanto si era affermato nella nostra società. È stata una decisione importante anche se tardiva».
La giudice penale Marcia Kern, si occupa da sempre di violenze domestiche e femminicidi. A suo dire, la sentenza della Corte suprema ha un «carattere pedagogico». «Non si può più rivendicare una legittima difesa dell'onore in caso di femminicidio. Ma non si può neanche dimenticare che il Brasile, culturalmente, ha avuto, fino alla decisione della Corte suprema, una storia che ha permesso l'omicidio di donne accusate di adulterio».
A proposito dell’evoluzione storica è opportuno ricordare che nel 1976 una donna, Angela Diniz, venne assassinata dall’ex compagno, il quale però riuscì a dimostrare la tesi della legittima difesa dell'onore e venne assolto. Facevamo prima riferimento al retaggio che ha consentito ad una cultura maschilista e violenta di rafforzarsi nel tempo. La storia affonda le radici addirittura nei secoli scorsi. Tra il 1605 e il 1830, un uomo che vedeva “danneggiato” il proprio onore dall'adulterio poteva agire con violenza contro le donne. Negli anni successivi, tra il 1830 e il 1890, le norme penali dell'epoca iniziarono a punire l'omicidio, ma l'adulterio veniva considerato un crimine. Solo con il codice penale del 1940 l'assoluzione degli imputati responsabili di un crimine violento per difendere l’onore ha avuto vita più difficile. Tuttavia, la tesi relativa alla difesa dell’onore è stata utilizzata a sostegno degli imputati per attenuare la posizione processuale. La decisione della Corte suprema ha permesso al Brasile di fare i conti con la propria storia e di guardare al futuro con un nuovo approccio.