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Bendato e ammanettato. Non si placano le polemiche per la foto scattata all'interno della caserma dei Carabinieri di via Selci, a Roma, che ritrae Christian Gabriel Natale Hjort, cittadino statunitense di 18 anni accusato di complicità nell'omicidio del giovane carabiniere Mario Cerciello Regatrattato come un prigioniero di guerra. È la stessa caserma da cui, 36 anni fa, Enzo Tortora uscì con i ferri ai polsi circondato da telecamere. «Si tratta di un episodio inaccettabile e come tale deve essere trattato», dice senza mezzi termini il generale dell'Arma Giovanni Nistri, che dispone un'immediata inchiesta interna per individuare i responsabili del trattamento. Il militare "colpevole" «sarà immediatamente spostato a un reparto non operativo», fanno sapere i Carabinieri. Ma un fascicolo verrà aperto anche dalla Procura di Roma. E mentre al momento restano ancora da chiarire parecchi dettagli sulla dinamica dell'assassinio, la politica si schiera in assetto da tifoseria. Tutto il centro destra difende a spada tratta l'Arma, anche di fronte a possibili abusi. «A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l'unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un Carabiniere, un servitore della Patria morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando. Punto», taglia corto il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Messaggio quasi identico arriva anche dalla leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che puntualizza: «A tutti quelli che ora si affannano a montare il caso del delinquente bendato in caserma vogliamo ricordare che la vittima è un carabiniere barbaramente ammazzato a 35 anni, il carnefice un balordo drogato americano. Punto». E si unisce al coro d'indignazione per lo stupore suscitato dalla foto di un sospettato indagato anche il forzista Maurizio Gasparri. «Su questo episodio della foto dell'indagato per l'omicidio del carabiniere bendato in caserma, le parole dei vertici dell'Arma sono chiare e definitive pertanto gli accertamenti in corso accerteranno quanto è avvenuto», dice, prima di aggiungere: «Non vorrei però che questo episodio trasformasse questo caso in una inchiesta sui carabinieri». Di parere opposto il Emanuele Fiano, del Pd, che posta su Facebook: «Di fronte ad un'inchiesta già promossa dal Comandante generale dell'Arma, di fronte a provvedimenti disciplinari già avviati, perché in Italia è reato fotografare una persona in situazione di restrizione della libertà, e perché è irregolare bendare la persona fermata, il Ministro della paura, fomenta i sentimenti istintivi di rabbia e di odio contro i colpevoli del terribile assassinio del carabiniere», scrive il deputato dem. «Basta leggere i commenti sotto il suo post», aggiunge, definendo «la bestia» il team di comunicazione del ministro dell'Interno. E mentre la politica si scontra, dagli Stati Uniti arriva il cordoglio della famiglia di Finnegan Lee Elder, l'altro giovane accusato d'omicidio, nei confronti dei familiari del carabiniere ucciso. «Siamo scioccati e sgomenti per quanto accaduto. Esprimiamo le più profonde condoglianze alla famiglia del brigadiere Mario Cerciello Rega», fanno sapere.